Un pensionato, Kieran Higgins, ha probabilmente voluto vedere se fosse possibile avvicinare la vita reale ai film horror del genere torture porn, poiché ha adoperato il proprio dito mozzato per sbloccare il suo smartphone Samsung Galaxy A20. L’operazione ha avuto successo pieno.
Prima che la fantasia galoppi troppo verso anfratti oscuri dell’immaginazione è necessario chiarire un punto: l’uomo non si è amputato la falange per l’occasione, ma l’aveva perduta ormai da due settimane per colpa di un incidente con una gru. Si, due settimane.
Ecco dunque la parte bizzarra. L’uomo ha deciso di conservare il dito sotto alcol, in modo da poterlo letteralmente sbattere sotto il grugno degli agenti dell’assicurazione sugli infortuni, se questi si fossero azzardati a contestargli il danno. Sua moglie pare non fosse d’accordo con il preservare il corpo mozzo, ma la sua opinione non è stata evidentemente presa in considerazione.
Per passare il tempo, Higgins ha voluto fare un test: ha estratto il suo dito dal liquido di conservazione, lo ha asciugato e quindi lo ha appoggiato sul lettore d’impronte dello smartphone, il quale si è sbloccato immediatamente. A riportare la cose sono i giornalisti di The Register, i quali erano tanto increduli che hanno chiesto all’uomo di replicare l'”impresa” in diretta. Il telefono si è sbloccato nuovamente.
Solitamente i dispositivi di questo tipo sono dotati di un “sensore di vitalità del dito“, ovvero di un sistema che adopera la trasmissibilità elettrica per distinguere un dito umano vero da una sua copia in silicone. A seconda del telefono, questo sistema riesce a identificare anche le parti di corpo recise, se non altro perché hanno inferiori capacità conduttive, se comparate alla carne viva. Evidentemente non tutti i telefoni sono creati necrofobi.
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