La recensione di Yasuke, vuole trasportarvi in un’altra epoca, quella del mondo della serie anime Netflix Original con l’animazione realizzata dallo studio MAPPA. La serie è basata sul personaggio storico di Yasuke, un samurai di origine africana che ha combattuto per il daimyo giapponese Oda Nobunaga. Nel 1579, Yasuke arrivò in Giappone al servizio del missionario gesuita italiano Alessandro Valignano, visitatore delle missioni nelle Indie.
La serie è creata e diretta da LeSean Thomas (The Boondocks, Cannon Busters, The Legend of Korra), che è anche produttore esecutivo. Lakeith Stanfield (Atlanta, Sorry to Bother You) ha prestato la voce al samurai protagonista. Yasuke inizia verso la fine della storia documentata del vero samurai: i registri affermano che Yasuke fu catturato poco dopo la sconfitta delle forze di Nobunaga e il suo destino finale non è chiaro.
Nella serie Netflix, Yasuke alla fine scappa e trascorre l’ultima parte della sua vita come un pacifico barcaiolo perseguitato dai sogni del suo passato. Una manciata di flashback nei primi episodi delineano gli eventi chiave del tempo di Yasuke come samurai, ma la stragrande maggioranza della serie dipende da una trama originale che si svolge anni dopo la conclusione della storia del mondo reale di Yasuke.
Questa versione di Yasuke esiste in una realtà alternativa piena di magia, mecha e altri elementi fantastici che sono introdotti in una versione altrimenti abbastanza radicata del Giappone senza preoccuparsi però della coesione narrativa. Di seguito il trailer della serie anime:
La storia dietro la storia
Vogliamo continuare la nostra recensione di Yasuke parlandovi delle sue origini. Le vicende storiche che sono arrivate fino ai giorni nostri sul personaggio storico di Yasuke sono poche, ma la serie fa un lavoro ammirevole nel drammatizzare le parti chiave della sua vita che sono state registrate nel corso della storia. L’incontro casuale di Yasuke con Nobunaga e la sua graduale ascesa nei ranghi di quest’ultimo sono delineati in una serie di flashback nei primi tre episodi.
All’inizio la visione del mondo attraverso gli occhi di Yasuke viene brevemente esplorata, così come il suo talento per la spada, che però verrà rivelato in una mischia sanguinosa ed elettrizzante nel terzo episodio.
Secondo le fonti storiche, Yasuke proveniva probabilmente dal Mozambico. I primi africani che raggiunsero il Giappone nel 1546 infatti erano o compagni di navigazione o schiavi che servivano il capitano portoghese Jorge Álvares.
Yasuke potrebbe essere stato un membro del popolo Yao, o dalla zona più interna del Mozambico; il che potrebbe spiegare anche il suo nome: cioè, a Yao è stato aggiunto il suffisso comune del nome maschile giapponese Suke (Yao-Suke). Secondo un’altra teoria è anche possibile che Yasuke fosse un Dinka del Sudan. Era famoso per la sua altezza e il colore della pelle estremamente scuro. Le persone Dinka sono tra le più alte in Africa e hanno la pelle più scura rispetto agli etiopi, agli eritrei o ai somali.
Il vero Yasuke nacque quindi probabilmente in Mozambico, Etiopia o Sudan negli anni Cinquanta del Cinquecento. Da ragazzo sarebbe stato rapito e ridotto in schiavitù e venduto a commercianti portoghesi. Divenne soldato o combattente e probabilmente gli fu concessa almeno l’emancipazione provvisoria. Entrò al servizio di Alessandro Valignano, un missionario gesuita italiano, e si unì a Valignano in missione in Giappone nel 1579 come guardia del corpo. Sembra che abbia imparato rapidamente la lingua.
Nel 1581, Yasuke fu presentato a Oda Nobunaga, il signore giapponese che era sulla buona strada per riunire tutto il Giappone. Nobunaga, che amava la moda europea e la conoscenza straniera, era incuriosito dal colore della pelle di Yasuke. Non aveva mai visto un uomo di colore prima e all’inizio pensava che il colore fosse una sorta di inchiostro che si sarebbe cancellato.
Nobunaga era così affascinato da Yasuke che lo prese al suo servizio e lo fece diventare anche un samurai.
Yasuke ha combattuto con Nobunaga in diverse battaglie, inclusa l’ultima, quando Akechi Mitsuhide lo tradì e costrinse Nobunaga a commettere seppuku. Mitsuhide però non uccise Yasuke.
Invece, probabilmente per cercare di ottenere sostegno dall’Europa, restituì Yasuke alla missione dei gesuiti.
Diverse fonti gesuite menzionano Yasuke. Così fa The Chronicle of Lord Nobunaga di Ota Gyuichi, uno degli amministratori di Nobunaga, in cui Yasuke è per lo più trattato come una curiosità passeggera che rivela la curiosità e la generosità di Nobunaga.
Ogni episodio, un nuovo ricordo
La struttura degli episodi è una parte importante della recensione di Yasuke perché evidenzia i punti di forza e debolezza dell’anime. Al di fuori dei flashback, nei suoi primi tre episodi l’anime tende a mostrare, piuttosto che a raccontare, com’è la vita per il protagonista e la gente comune in un’epoca in cui il paese è controllato da un mostro più o meno soprannaturale.
La storia di Yasuke è un argomento incredibilmente forte ma in seguito diventa chiaro che la trama si concentrerà sulla ricerca di Yasuke di proteggere una ragazza con poteri magici invece che immergersi più a fondo nella storia del vero protagonista.
Questa ragazza con poteri magici si chiama Saki, e gli antagonisti della serie vogliono mettere le mani su di lei per acquisirne i poteri. Questa sorta di ricetta per un film o una serie anime è però qualcosa di già visto. La serie infatti non fa alcuno sforzo per differenziarsi dalla miriade di film fantasy e serie TV che hanno già esplorato questo tipo di relazione tra un mentore stanco del mondo e il suo apprendista innocente.
Tutto ciò che l’anime fa per caratterizzare Yasuke all’inizio è eccellente, ma non si fa in tempo a conoscere davvero il personaggio si riduce a un generico eroe d’azione che massacra nemici a destra e a sinistra. Yasuke, come la maggior parte delle raffigurazioni del samurai, è ritratto come il tipo forte e silenzioso e sebbene il personaggio non sia uno che si esprime con lunghi monologhi, Stanfield riesce a trasmettere emozioni sincere alle scene più drammatiche e tragiche che lo coinvolgono, specialmente nei suddetti flashback. La voce di Stanfield corrisponde sempre all’imponente presenza fisica del personaggio e c’è un significato dietro tutto ciò che dice.
Animato dall’acclamato Studio MAPPA, le immagini e le scene di combattimento in Yasuke sono i momenti salienti di questa serie.
Concentrandosi sulle immagini di sfondo, il Giappone del XVI secolo è rappresentato in modo vivace con paesaggi magnifici. Man mano che lo scenario diventa più scuro, diventa subito evidente che il nostro guerriero samurai sta per trovarsi a lottare per la sua vita.
Un’epica battaglia imminente tra due forze militari giapponesi opposte viene raffigurata con colori contrastanti e luci brillanti. Dato quanto sono dettagliati questi sfondi, sarebbe possibile presumere che gli artisti di Studio Easter hanno attinto alla loro precedente esperienza di lavoro su Afro Samurai: Resurrection.
Nonostante i suoi difetti, Yasuke è un tentativo innovativo di far rivivere una figura giapponese da tempo dimenticata e l’incontro di due culture. L’anime di sei episodi, ciascuno della durata di 30 minuti circa, è un ottimo punto di partenza per chi è curioso di avventurarsi in questo tipo di storia.
Fantasy o non fantasy?
In questa parte della recensione di Yasuke vogliamo fare una considerazione sugli elementi fantasy che la compongono. L’abbigliamento, le dogane e le tradizioni sono rappresentati in maniera accurata e sono quelli tipici del periodo. Però ci sono anche elementi che stonano come un’immensa donna russa che può trasformarsi in un orso, mechas e forme di magia inspiegabili.
Questi elementi appaiono con crescente prominenza mentre la storia va avanti ma non viene data nessuna spiegazione per la loro inclusione.
Non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato nell’usare questo tipo di elementi fantasy, ma in questa serie sembrano proprio fuori posto.
Molti personaggi della serie rimangono colpiti dalla pelle scura di Yasuke, ma non battono ciglio per la presenza di robot senzienti o per il fatto che il samurai affronta con una katana mechas pilotati e potenti guerrieri con poteri magici.
Nella serie inoltre c’è anche una notevole mancanza di attenzione per i personaggi femminili di supporto, molti dei quali hanno grandi poteri, ma non vengono minimamente presentati. Tuttavia, questo non vuol dire che non ci siano personaggi o momenti memorabili nella serie. Ci sono momenti pieni di umorismo e grande chimica tra diversi personaggi nella prima metà della serie.
Gli ultimi due episodi di Yasuke sono essenzialmente due battaglie all’ultimo sangue piene di una miriade di elementi magici casuali insieme: super resistenza, piani astrali, ipnosi, proiezione del pensiero, telecinesi e chi più ne ha più ne metta. Soprattutto negli ultimi episodi è come se la trama perdesse il proprio filo narrativo ed è un peccato, perché ci sono le giuste premesse affinché l’anime di Yasuke potrebbe diventare molto di più.
I personaggi
Continuiamo la recensione di Yasuke con un focus sui suoi personaggi. Per quanto riguarda i membri del cast di supporto, ogni personaggio rappresenta l’archetipo tipico che abbiamo visto in altri anime: l’eroe riluttante, il bambino con poteri misteriosi, i rivali diventati alleati, il cattivo che vuole il dominio completo.
Ma il vero problema con i personaggi è che non si riesce a conoscerli poiché la serie non si tuffa mai nei loro retroscena o ci dà un’idea delle loro motivazioni. Alla fine non si riesce a empatizzare con loro perché rimangono sempre degli estranei e non riescono a colpire lo spettatore a un livello più profondo.
Questo è ciò che manca a Yasuke; una connessione emotiva con i personaggi. Anime come Cowboy Bebop, DragonBall Z e molti altri trascorrono interi episodi per trasportarti nella realtà quotidiana del singolo personaggio e far capire come è diventato il personaggio che tutti conosciamo.
La storia passata di Yasuke si svolge attraverso flashback che mostrano come è passato dalla servitù a diventare un guerriero samurai di alto rango per Nobunaga. Sfortunatamente, non vediamo né impariamo di più su Yasuke oltre a questo. La storia principale ruota attorno a Yasuke, che 20 anni dopo aver abbandonato la via del samurai, riprende ancora una volta la sua spada per portare Saki da un medico speciale. Yasuke inizialmente rifiuta il pericoloso viaggio, ma alla fine cambia idea. Questo perchè il nostro protagonista crede che sia dovere di ogni uomo e donna in un villaggio assicurarsi che i bambini del villaggio siano al sicuro. Questa è probabilmente una variazione del proverbio africano, ci vuole un villaggio per crescere un bambino.
La sua assoluta volontà di proteggere i giovani e gli innocenti potrebbe derivare dai suoi anni di formazione in Africa, prima del suo tempo in schiavitù. Nella breve scena che vediamo di Yasuke come servo, non si comporta mai come un uomo che prende ordini da un altro. Difende coloro che sono indifesi, indipendentemente dalle obiezioni del suo padrone.
La storia di Yasuke forse non rimarrà impressa per anni ma le sigle di apertura e di chiusura dell’anime lo faranno sicuramente. Il produttore nominato ai Grammy, Flying Lotus mostra il suo talento con entrambe le canzoni (Black Gold e Between Memories, rispettivamente), collaborando con il vincitore del Grammy Award Thundercat e il cantante Niki Randa per dare vita a questi brani R&B fantastici e spirituali. La composizione di Flying Lotus si combina perfettamente con i toni dei suoi collaboratori di lunga data. Vi lasciamo il video YouTube con la colonna sonora dell’anime e le immagini della serie:
Per concludere la nostra recensione di Yasuke vi ricordiamo che l’anime è disponibile per la visione su Netflix.
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- Canale YouTube ufficiale Netflix (youtube.com)
Per concludere la nostra recensione di Yasuke possiamo dire che l'incertezza dell'anime su come centrare il personaggio di Yasuke nella storia è frustrante. Ma forse è un segno che Yasuke rimane una figura che è difficile da inserire nelle interpretazioni standard del passato o del presente. Un samurai nero che continua a stravolgere le aspettative circa 400 anni dopo il suo arrivo in Giappone. Si spera che continui a turbare e ispirare i creatori e i disegnatori ancora per un altro secolo.
- L'originalità del personaggio
- L'innovazione della storia
- Non è solo una biografia del personaggio storico
- Trama che si va a perdere sul finale
- Elementi fantasy inseriti senza motivazione