Il Congresso degli USA si sta prendendo a cuore i problemi di antitrust contro le Big Tech e l’eccessiva raccolta dei dati americani da parte dei social network, tuttavia i politici ammettono con un certo candore di non voler fare nulla nei confronti degli algoritmi responsabili della cancerizzazione delle fake news. Sono troppo spaventati che l’imposizione di un intervento possa andare a minare la concorrenzialità delle tecnologie americane.

Nell’udienza “Algorithms and Amplification: How Social Media Platforms’ Design Choices Shape our Discourse and Our Minds” tenutasi oggi, il Senatore Chris Coons ha giocato a carte scoperte, sottolineando sin dall’apertura che “non c’è niente di sbagliato” nella caccia all’engagement perpetrata dai social media.

Discorso valido in senso assoluto, ma che non tiene da conto di come l’engegement in questione risulti massimizzato in occasioni controverse e tossiche, nonché che l'”informazione” che si guadagna un numero maggiore di visualizzazioni sia la disinformazione dell’estrema destra.

Il perché di una simile posizione permissiva è cristallino: imporre delle restrizioni andrebbe a rallentare l’evoluzione degli algoritmi, tecnologia estremamente malleabile e versatile di cui gli USA desiderano avere il controllo su scala globale.

Mi incoraggia vedere che questi argomenti sollevino un interesse tanto ampio e credo vi possano essere soluzioni appoggiate da ambo i partiti, ma sono anche coscio del fatto che non vogliamo imporre costrizioni non necessarie a una delle attività aziendali più innovative e rapide nel crescere che l’Occidente abbia da offrire,

ha sottolineato Coons.

 

Potrebbe anche interessarti: