ANNA, la recensione dell’incredibile e meravigliosa serie TV di Niccolò Ammaniti

In un mondo privo di adulti e dove le regole della civiltà non esistono più, i bambini e gli adolescenti si muovono in un’atmosfera tra l’onirico e l’incubo, aggrappandosi come bestie in cattività ad un futuro che sembra non dare spazio a sogni e speranze. Oggi assieme alla recensione di ANNA, la nuova serie TV Sky Original che debutta il 23 Aprile con tutti i suoi 6 episodi on demand su Sky e NOW (oltre a debuttare anche su Sky Atlantic, che per tre settimane ogni venerdì dalle 21.15 proporrà due episodi della serie), andiamo ad esplorare la Sicilia distopica tracciata da Niccolò Ammaniti nell’omonimo romanzo del 2015 edito da Enauidi; ma anche come alla sua prima prova dietro la macchina da presa, lo scrittore, produttore, sceneggiatore e regista sia riuscito a rendere ancora più vivida l’idea di un mondo selvaggio, sconfinato ed a tratti anche malvagio.

Un mondo che così come dà al tempo stesso toglie, senza fare distinzioni di genere o età. Un mondo ormai troppo marcio fin nelle fondamenta da non poter non corrompere anche l’età dell’innocenza che, in questa serie, ha ormai perso il suo valore.

recensione di Anna

Eppure, per quanto anche la nostra stessa giovane protagonista, interpretata da una stupenda Giulia Dragotto, si ritrova costretta a comportarsi quasi come un animale, rispondendo alla stessa cattività con cui altri suoi coetanei sembrano reagire al devasto del mondo che gli sta accogliendo, non può non farsi guidare da una piccola speranza. Una fiammella che proverà ad essere spenta più e più volte in questo lungo e tortuoso percorso ma che continuerà a restare accesa, con forza e tenacia. Quella tipica rappresentazione di speranza, di necessità di credere che una luce in fondo al tunnel possa davvero esserci, data dai legami, dal coraggio, da chi non vuole cedere e arrendersi, è che spicca in modo prepotente nell’animo dei più puri.

Speranza che si riflette anche nella stessa realizzazione della serie TV e che forse, alla fine di tutto, vuole anche portarci ad essere più positivi, meno frustrati, arrabbiati, inferociti e stanchi da una situazione che, per quanto diversa da quella raccontata da ANNA, condivide alcune piccole analogie inquietanti.

Ma anziché soffermarsi su questo, ANNA vuole essere un percorso di crescita, tortuoso sì, ma dal quale si può imparare qualcosa.

Si, perché dai bambini si può sempre imparare. Dai loro occhi, dalle loro orecchi e bocca, possiamo imparare qualcosa che, purtroppo, si perde con l’età: la pazienza e la perseveranza.

Prima di scivolare in maniera più approfondita con questa recensione di ANNA, il mio consiglio spassionato è quello di perdervi in questa serie. Lasciarvi prendere per mano dai suoi protagonisti e farvi condurre in un viaggio fisico e metaforico fatto di paesaggi, bimbi tinti di blu, solitudine ed accecante bisogno di vita.

 

Ed il mondo cambiò

recensione di Anna

Si chiama “La Rossa” ed è un virus che si manifesta in macchie rosse su tutto il corpo. Non ti lascia respirare ed, infine, dopo un lungo calvario di dolori, debolezza e mente annebbiata, ti consuma dall’interno fino a farti spegnere.

Nei bambini il virus è silente, quasi clemente, ma solo per poco. Lascia loro “la gioia” di un’infanzia illibata e priva di dolore, per poi aspettarli al varco dell’adolescenza, della pubertà, quella nefasta terra di mezzo tra infanzia ed età adulta.

La Rossa ha spazzato via il mondo degli adulti, lasciando la civiltà in mano ai bambini. Chi è “abbastanza grande” da non dipendere dalle cure di una seconda persona, può sperare di sopravvivere, almeno fino a quando le scorte di cibo non saranno esaurite, altrimenti sarà costretto a valicare i “confini sicuri” della propria casa (per chi ne ha ancora una), saccheggiando, depredando, cercando come un predatore, nella speranza di non essere a proprio volta la preda da cacciare.

recensione di Anna

Si, il mondo è cambiato ed Anna e suo fratello Astor hanno un assaggio troppo breve del mondo che è stato, ritrovandosi in una giungla primitiva dove flora e fauna risplendono rigogliosi fuori dal mirino dell’avidità umana, ma dove al tempo stesso i bambini hanno preso il posto degli adulti, spesso comportandosi peggio di loro. Si, perché la vita continua a restare una sola, ma con una durata media di circa 14-15 anni d’età. E con questa consapevolezza di morte dietro l’angolo, la maggior parte è alla disperata ricerca di compagnia, di non morire da solo, di ingannare il tempo e darsi uno scopo, spesso a discapito degli altri.

Anna e Astor restano da soli nella casa di campagna, assieme alle ossa della propria mamma che, prima di esalare l’ultimo respiro, ha lasciato ad Anna un piccolo quaderno di sopravvivenza. Pagine e pagine e pagine scritte di consigli, regole e avvertenze per un mondo nuovo privo di regole che può solo immaginare. Ed Anna conserva quei fogli di carta come il bene più prezioso. Molto più di un manuale di sopravvivenza ma bensì una guida spirituale che accompagna lei e Astor ricordandogli che il bene più prezioso, in un mondo del genere, è proprio la famiglia.

La potenza delle immagini

recensione di Anna

Niccolò Ammaniti ha da sempre scritto e raccontato storie potenti dove, in più di un’occasione, i bambini si sono rivelati la chiave di volta di un mondo avvelenato dalla brutalità degli adulti. In Io non ho paura, romanzo successivamente trasposto nel bellissimo film di Gabriele Salvatores nel 2003, gli adulti però erano gli orchi di una fiaba della buonanotte a lieto fine. Un monito per i bambini per fare i bravi, essere buoni, anche se a volte diventano il capro espiatorio degli errori commessi dai proprio genitori.

In Anna, invece, gli adulti ormai non esistono più. I figli, i nipoti, i fratelli e le sorelle, sono loro a dover raccogliere l’eredità di un mondo destinato forse a finire o forse semplicemente a ricominciare, come sempre è stato. Al tempo stesso, però, queste anime confinante in una specie di limbo dove è difficile distingue il bene dal male e dove un grande senso di solitudine e disperazione li pervade, dovrebbero imparare dagli errori, mettere le basi di un mondo migliore, o per lo meno diverso. Eppure, come spesso ci renderemo conto, sembrano essere il mero specchio dell’avidità, della cupidigia, dell’egoismo di chi li ha cresciuti.

Anna è un favola nera che non fa sconti a nessuno, neanche ad un gruppo di bambini e questo la sua protagonista lo proverà sulla propria pelle, in un viaggio alla ricerca del suo stesso fratellino che la sottoporrà a delle lunghe ed estenuanti prove, portando in più di un’occasione a pensare se, forse, la morte non sia una liberazione più che una condanna.
Viaggio che, in fondo, è il viaggio di tutti.

Tutto questo ci viene trasmesso non solo dalla grande sceneggiatura che prende dal romanzo del suo stesso creatore e ne amplia i concetti, le tematiche e le dinamiche, o dall’interazione tra i giovanissimi attori che si mostrano tutti essere uno più capace dell’altro, ma ci passa anche attraverso l’immagine.

recensione di Anna

Che Niccolò Ammaniti fosse un bravo creativo e creatore non c’erano dubbi. Non solo nella letteratura (ricordiamo che parliamo di un due volte Premio Strega) ma anche nella serialità. La stessa realizzazione de Il Miracolo, la sua precedente collaborazione con Sky, ci aveva messo di fronte ad una grande, grandissima sensibilità artistica. In Anna questo non solo viene confermato ma viene seguito anche da una meravigliosa maestria e consapevolezza dietro la macchina da presa.

Le immagini di Ammaniti sono evocative, crudeli e bellissime nel medesimo tempo. Il regista ci restituire la rappresentazione di una terra fuori dal tempo e dallo spazio, ovvero la Sicilia. Un’isola dove la vita finisce e ricomincia a prescindere da quello che sta succedendo nel resto del mondo, nel resto dell’Italia. Cosa c’è oltre il mare? Quali speranze, oppure orrori, si possono raccogliere al di là del mare e dei confini dell’isola?

Ma soprattutto, Ammaniti scivola dentro gli sguardi schivi e fragili, i volti sporchi e le mani tagliuzzate dei suoi giovani protagonisti. Scava dentro la loro mente ed anima e ce li racconta come angeli caduti che si muovono strisciando nel fango, eleggendosi re e regine di un mondo decaduto o combattendo per non diventare schiavi per quella poca vita rimasta.

Appunto, sono per bambini e ragazzi che nelle loro ingenuità e in quello che sembra essere un enorme grande gioco, vivono nel terrore di una morte lenta, certa e dolorosa che gli aspetta al varco e questa consapevolezza sembrerebbe distruggerli, giorno dopo giorno.

Non è facile raccontare tutto questo senza cadere nella retorica, ma Ammaniti ce la fa, spesso portando il suo soggetto al centro dell’immagine, lasciandolo inglobare dall’ambiente, dalla natura o dalle mura che dovrebbe proteggerlo. Piccoli piccoli in un mondo magnifico e struggente. È quasi poetico il racconto per immagini che prende forma in Anna, ma senza mai scadere nel mero estetismo.

recensione di Anna

Non c’è un solo episodio dove Ammaniti riesce a non immortalarsi nella rappresentazione di un’immaginario potente e violento, spesso messo in contraddizione con l’essenza stessa dei protagonisti, ma che alla fine capiamo essere la base dell’intera serie. Un bambino che cavalca un cavallo bianco, le razzie dei blu, il suggestivo e disturbante regno di Angelica, l’inquietante market dei gemelli, le strade deserte e le città mangiate dalla vegetazioni, elefanti sulla spiaggia o guardiani dell’Etna.

Merito anche della crew con cui si avvale il regista e che porta a dare veridicità unica al racconto, ancora più suggestivo, ancora più evocativo, come: lo scenografo Mauro Vanzati, il direttore della fotografia Gogò Bianchi, la costumista Catherine Buyse e anche gli effetti speciali realizzati dal team di Makinarium, tra i tanti progetti, realizzatori del meraviglioso mondo creato da Matteo Garrone ne Il Racconto dei Racconti.

Ogni scelta stilistica, dalla più raffinata a quella più (volutamente) grezza, è funzionale alla narrazione.

La forza di Anna: i suoi protagonisti

recensione di Anna

Anna ci racconta una storia, il racconto di formazione di una piccola donna che si ritrova addosso il peso delle responsabilità non solo di una donna, ma anche di una sorella e, soprattutto, di una madre. Anna è forte, tenace e testarda. È coraggiosa, i suoi occhi stretti e piccoli sono la sua arma di difesa, ma in realtà i ricordi spesso le annebbiano la mente e il rimpianto di una vita più facile, gioiosa e meno dolorosa l’assale come un improvviso mal di testa.

Giulia Dragotto è di una bravura da pelle d’oca. Una giovane attrice al suo debutto che ci sorprende per la forza e dolce fragilità che mette in questo personaggio. Avresti voglia di abbracciarla per tutto il tempo e, nel medesimo momento, è sorprendente con che consapevolezza e forza di volontà vada incontro al suo destino, cadendo per poi rialzarsi sempre.

Anna perde tanto ma non perde mai la speranza e questo traspare tutto dalla recitazione della Dragotto, soprattutto nei momenti in cui vorrebbe solo cedere eppure c’è qualcosa che la tiene costantemente vigile, sapendosi quasi adeguare alle situazioni per poi rigirarle a suo vantaggio, senza fermarsi. Nonostante tutto. Nonostante tutti. Anche nei momenti più pesanti, quasi macabri, Anna conserva in sé l’innocenza, la sorpresa e meraviglia tipica dei bambini. Quella saggezza che andiamo a perdere crescendo, dimenticandoci il sapore delle cose più semplici ed importanti.

Anna è si la protagonista della serie, il focus su quale la camera insiste di più, ma è anche il viaggio dello stesso Astor, del romantico Pietro, della perfida e bella Angelica, degli insopportabili gemelli Mario e Paolo, di Katia, nata per essere divisa tra due generi, tra due mondi.

Ogni episodio – tutti della durata circa di un’oretta, eccezion fatta per l’ultimo che toglie qualcosina – ci concede diversi minuti per conoscere, scoprire meglio e imparare a conoscere questi personaggi. Chi erano? Chi sono? E perché sono così? Un processo di caratterizzazione che si, parte da Anna, ma si rimette a tutti gli altri personaggi.

Come per esempio in un’altra grande interprete e scoperta, ovvero Clara Tramontano, volto della perfida ed algida Angelica. Angelica ha creato una visione del mondo sulla facciata dei reality show, da X-Factor a MasterChef, passando per l’Isola dei Famosi o Temptation Island. Per Angelica questo è la sua via di fuga ma lo è sempre stato, fin da tempi non sospetti.

Un modo per tenersi aggrappata alla realtà, pervasa completamente da se stessa e da nessun’altro. È come se il mondo ruotasse tutto intorno a lei, ma al tempo stesso i suoi occhi da cerbiatta nascondono l’espressione di un condannato a morte. Di chi è consapevole che il suo tempo sta per scadere ma non può arrendersi a questa certezza.

Ed accanto a lei altri giovani promesse, dallo spiccato accento siculo e quella inconfondibile naturalezza della prima esperienza senza però risultare artificiosi o poco credibili, come Giovanni Mavilla nei panni di Pietro, ragazzino poco più grande di Anna di cui si innamorerà, consumando il primo – e forse unico – e febbricitante amore adolescenziale.

La vita è una sola

Nella conclusione della recensione di Anna, possiamo dire che in questo scenario post-apocalittico che prende un po’ in prestito dalle influenze più recenti, come quel capolavoro che è The Last of Us, così come da riferimenti più complessi, come la scrittura di Cormac McCarthy, dove immagine e scrittura si incontrano, mondo del cinema e mondo della letteratura, ma così come influenze più pop e derive più psicologiche, Anna è un lavoro ambizioso, complesso e ai limiti della perfezione.

Un viaggio doloroso, senza ombra di dubbio, e per certi versi anche inquietante dove è quasi del tutto impossibile non cedere alla forza dell’analogie con la cornice storica nella quale stiamo vivendo, ma Anna non è una serie TV su una pandemia. Il virus in Anna è un mero contorno. Liberatevi dall’ossessione del virus, perché non è questo che ci sta raccontando il suo creatore.

Anna è la storia di una bambina, di una ragazzina. La storia di tanti bimbi sperduti che, nel bene e nel male, ci ricordano che la vita è una sola e gli ostacoli, gli sbagli, così come le azioni – e il peso di ogni singola di queste – possono essere tanti. A volte insopportabili. Troppe pesanti, troppo complessi, ma anche questo è vivere.

Non esiste un quaderno con un manuale d’istruzioni e perfino Anna, arrivata ad una svolta del suo viaggio, capirà che quella grande eredità lasciata dalla sua mamma ha dei suoi limiti e le nuove regole, l’affrontare le nuove sfide, i nuovi percorsi che possono diramarsi sotto il nostro cammino, fanno parte di un pacchetto le cui istruzioni si apprendono a poco a poco.

Forse, se proprio abbiamo la necessità di trovare un vero legame tra il nostro mondo e quello di Anna, è proprio questo: la vita è un dono prezioso che non va dato per scontato, non va sprecato. La vita è una sola, bella e brutta, piacevole e spiacevole, felice e dolorosa, ma è quella e siamo noi che scegliamo come viverla. Imparare dai più giovani, senza sminuirli o sottovalutarli, e ricordarci dell’importanza che il nostro vissuto ha su di loro, dell’impatto e della responsabilità che abbiamo nei loro confronti, dovrebbe farci capire che si può, e si deve, ancora migliore.

E, in fondo, Anna è proprio questo che vuole dirci.

 

ANNA è disponibile interamente on demand su Sky e NOW dal 23 Aprile

 

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Storia di The Last of Us

 

90
ANNA
Recensione di Gabriella Giliberti

Attraverso la serie TV ANNA, Niccolò Ammaniti non solo si conferma essere un abile scrittore versatile tanto nella letteratura quanto nella serialità, ma soprattutto ci regala una prova dietro la macchina da presa da togliere il fiato. Un viaggio quello di ANNA doloroso, profondo ed intenso. Un percorso di crescita che ci accompagna lungo sei episodi in una Sicilia bucolica dove, nonostante la brutalità, la sofferenza e la solitudine, non si può fare a meno di continuare ad essere speranzosi nei confronti di un futuro diverso, migliore, più luminoso affidato alle nuove generazioni.

ME GUSTA
  • La regia e le immagini di Ammaniti sono evocativi, potenti e sempre ricche di significati e suggestioni. Una regia curata, ricca ed alta
  • Giulia Dragotto è una delle migliori scoperte dell'anno. Bravissima e promettente giovane attrice
  • Il cast di giovani attori si mostra all'altezza della situazioni, lavorando d'insieme e vincendo una sfida interpretativa affatto facile
  • Il mondo realizzato è magnetico, inquietante e al tempo stesso magnifico. Grande cura nella fotografia, scenografia ed effetti speciali
FAIL
  • Per i più sensibili le involontarie analogie con la nostra pandemia, potrebbero rendere la visione molto angosciante
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