Abbiamo aspettato un pochino, ricordo che di questo titolo ne parlavo con Matteo De Longis ancora nel 2018 durante un evento comics (sembra passata una vita); è passato un bel po’ anche dal Free Comic Book Day 2019 in cui ci venne presentata un’anteprima, ma è con piacere che finalmente posso scrivere la recensione di The Prism.

Il progetto fin da subito mi ha molto incuriosito, perché da come mi era stato presentato il soggetto, si trattava di unire due tematiche alle quali sono molto sensibile: la potenza infinita della musica e in un certo senso l’esplorazione spaziale.

Il tutto con uno scopo ben preciso, la salvezza del mondo da una catastrofe ambientale sin troppo eloquente e vicina alla condizione che viviamo da parecchio tempo e un’estetica molto cara a determinati anime giapponesi, sia nei personaggi che nei design e nel mood generale.

In questa nuova serie in volumi edita da Bao Publishing, Matteo De Longis ci racconta di un mondo che sta subendo una catastrofe inesorabile, una sorta di contaminazione ambientale acustica dalla forma così caratteristica da essere ribattezzata S.O.T.W. (Smoke On The Water).

 

 

Il mondo è corso ai ripari, cercando di installare impianti di diffusione sonora che, tramite specifiche frequenze armoniche, potessero arginare l’avanzata di questa catastrofe dall’acqua, ma ormai il conto alla rovescia è iniziato. La fine è terribilmente vicina.

L’idea, folle, ma incredibilmente affascinante e originale, arriva dalla Plexi, una delle mega corporation più influenti al mondo: radunare i migliori musicisti del globo, differenti per carattere, predisposizioni e soprattutto mai incontratisi prima d’ora e spedirli nello spazio a bordo di una nave per catturare le vibrazioni cosmiche giuste e creare l’album perfetto che possa invertire il processo di contaminazione.

Lo so, suona assurdo ma anche dannatamente rock.

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Conosceremo quindi Dorian Lavochkin, taciturno e metitabondo batterista, la voluttuosa e sensuale Alice Royce Griffon (basso), l’istrionico e non del tutto lucido Paul Duncan (chitarra), l’ombroso e pieno di segreti Bjorn Aesisson (tastiere) e Yu Murakami, voce del gruppo, influencer new age, gender fluid e apparentemente molto spirituale.

Ovvero i The Prism, una bella accozzaglia di matti.

Saranno accompagnati da altri personaggi in primis la dottoressa Lorena, assistente del misterioso professor Katoki e “direttrice operativa” del progetto P.R.I.S.M. (qualcuno ha detto Katsuragi, per caso?) e Bob Mellon, produttore discografico di successo pronto ad indirizzare la neonata band.

Si imbarcheranno tutti sull’astronave White Duke (solo uno dei mille riferimenti musicali inseriti in tutto questo primo libro, pieno zeppo di easter egg) a forma di chitarra e partiranno alla ricerca dell’opera perfetta, anche se assolutamente all’oscuro dei veri intenti del progetto e delle macchinazioni sotto la superficie.

La recensione di The Prism deve partire necessariamente dalla prima cosa che desta la nostra attenzione: una veste grafica ricca e interessante in cui le morbide linee digitali di Matteo De Longis ci consegnano tra le mani un’opera rotonda, ispirata, decisamente vicina al mondo dei manga e degli anime giapponesi più popolari, di cui è cultore.

Ma i richiami estetici sono un continuo omaggio e tribute ad opere facilmente riconoscibili, tra cui spicca certamente Neon Genesis Evangelion che torna alla mente più volte.

 

I personaggi sono curati, hanno look assolutamente accattivanti e alla moda, sono tutti giovani e bellissimi (e ci mancherebbe altro) e anche il design di alcune strutture e della White Duke stessa risultano interessanti.

Per essere il primo volume, è importante sottolinearlo nella recensione di The Prism Vol. 1: Burn, la storia è abbastanza equilibrata tra le necessità introduttive, con la canonica presentazione dei personaggi, e già un discreto numero di eventi che ci mettono curiosità e che ben fanno sperare per i successivi capitoli.

Non mancano anche omaggi più nostrani come quello all’amico Adrian Fartade, che fa il suo cameo (assolutamente azzeccato per una storia ad ambientazione spaziale) e scrive una postfazione con la quale concordo pienamente e addirittura a Franco Battiato.

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Ma ciò che mi gasa davvero è il soggetto: l’idea che cinque scapestrati matti e il rock possano salvare il mondo e che questo viaggio musicale porti alla scoperta di chissà quale mistero cosmico mi affascina e mi convince.

Matteo De Longis, al disegno e ai colori, riesce a dare prova di una notevole trasversalità; laddove magari non risulta particolarmente originale in forme ed espressioni dei volti, compensa con una capacità di raggiungere praticamente i gusti di tutti risultando sempre efficace e interessante.

The Prism Vol. 1 Burn è un fumetto pop e al momento piuttosto leggero, dal taglio giovane e moderno, ma ricco di un sincero amore per la musica (con riferimenti non certo alla portata dei più giovani) e per gli anime giapponesi sci-fi, lasciandosi andare anche a citazioni cinematografiche carine. Con fantasia, riesce anche ad omaggiare l’esplorazione spaziale con dettagli apprezzabili e trovate narrative divertenti e questo per me è già abbastanza per darne un feedback più che positivo.

Un prodottino del genere potrebbe funzionare anche all’estero e glielo auguro di cuore.

C’è però una cosa che mi ha colpito e un po’ mi preoccupa e che non può mancare nella recensione di The Prism.

Si parla di un progetto lungo ben sette volumi a cadenza biennale. Avete letto bene: uno ogni due anni. Scelta particolare visti i tempi che viviamo e la facilità con la quale cala o muta l’interesse del pubblico, specie con la crescita. Ma anche una scelta di personalità importante e di un volere preciso, quello di creare un prodotto notevole e senza compromessi.

Purtroppo sono tanti gli autori, anche molto affermati, che sulla lunga distanza tendono ed esaurire la benzina e questo è un punto comune, ma che ovviamente non può essere adattabile a tutti gli artisti e ci auguriamo non sia così per Matteo, per il quale nutro una sincera stima e simpatia.

La cosa importante è che la scheda parla di un progetto con volumi leggibili in maniera indipendente, e questo è un aspetto che confonde po’, dato che il primo volume ha chiaramente un intento introduttivo e non si può considerare esauriente nella sua interezza o autosostentante.

Fa il suo dovere di overture e la sensazione, tanto per stare in tema musicale, è quella di aver ascoltato appena l’intro e il bridge introduttivo del brano, ben lontano dall’esprimere il suo potenziale.

Parlando direttamente con l’autore è emerso che la trama orizzontale (introduzione nel primo volume, finale e climax con il settimo) sarà tuttavia cadenzata con le cinque storie verticali (e quindi sostenibili da sole) dedicate ad ognuno dei componenti dei The Prism. Ad ogni missione (volume) corrisponderà la “origin story” di uno dei protagonisti, associati ad una specifica canzone e quindi ad un chakra, come evidenziato nella quarta di copertina.

Notevole, indubbiamente. Rischioso? Come tutti i progetti creativi a lungo termine, ma faccio il tifo per l’autore.

Non so dove sarò tra 12 anni, magari la conclusione la leggerò con mia figlia, ma è una prospettiva interessante e curiosa.

 

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Molto interessante la trovata grafica del Triskelix, il sistema che Matteo ha inventato per rappresentare le onomatopee sonore utilizzando dei triangoli i cui vertici, a seconda dell’ampiezza, rendono l’idea del tipo di suono che viene riprodotto nelle pagine.

Bellissima idea, degna ruolo di designer e illustratore che caratterizza l’autore.

In conclusione della recensione di The Prism di Matteo De Longis, posso solo che essere felice per la resa di questo primo volume intitolato Burn.

Lo aspettavo, l’anteprima con la mega entrata in scena dalla stratosfera mi aveva messo molta curiosità e – anche complice un’ottima fattura del volume da parte di Bao, brossurato con sovracoperta con quinto colore e vernice UV spessorata, davvero di qualità – lo consiglio con entusiasmo a chiunque cerchi una storia leggera ma affascinante, ricca di un’estetica pop e di una passione per la musica sana e coinvolgente.

 

78
The Prism Vol. 1: Burn
Recensione di Giovanni Zaccaria

The Prism di Matteo De Longis è un progetto molto interessante che è partito con tutte le carte giuste. Buonissimi disegni, riferimenti estetici vicini al mondo anime, idea alla base originale e stravagante. Sarebbe bello poterne leggere almeno un volume all'anno, ma questa partenza è già meritevole di un feedback più che positivo. Ricordate: il rock salverà il mondo!

ME GUSTA
  • Ottimo soggetto, stravagante, un po' folle, ma assolutamente rock nel mood e originale.
  • Buonissimi disegni di Matteo De Longis che strizza (molto) l'occhio alle produzioni nipponiche. Quasi un "anime comics".
  • Buon ritmo della narrazione e ottimo design del volume. Cura editoriale eccellente.
  • Ottimo connubio tra omaggi ed easter egg musicali e influenze reali riguardo l'esplorazione spaziale.
FAIL
  • Lo stile di De Longis non si può definire particolarmente originale, ma è comunque molto efficace e apprezzabile
  • Progetto molto lungo: 7 volumi, uno ogni 2 anni, tutti in teoria leggibili autonomamente. È una sfida importante, molto rischiosa. Se riuscirà sarà una potenziale bomba.