Oggi con la recensione di Tenebre e Ossa (Shadow and Bone nella versione originale), la nuova serie TV Netflix, vi portiamo nel particolare mondo del GrishaVerse, saga letteraria di stampo fantasy young adult, best seller nel mondo, dell’autrice Leigh Bardugo, che con i suoi libri ha creato un vero e proprio mondo fantastico attorno al quale si concentrano milioni di fan.

Il GrishaVerse (formato da una trilogia e due duologie di cui, l’ultima, ancora inedita in Italia), come è facile aspettarsi da questo genere di fenomeni letterari, diventa anche una serie TV. Ed infatti il 23 Aprile su Netflix arriverà la prima stagione di Tenebre e Ossa, curata dallo sceneggiatore e produttore Eric Heisserer (sceneggiatore, tra le tante, di Arrival di Denis Villeneuve) e prodotta dalla stessa Bardugo, che vede unirsi il primo romanzo della trilogia, appunto Tenebre e Ossa, e il primo della duologia dei Corvi, Sei di Corvi.

La prima stagione è composta da 8 episodi, dalla durata compresa tra i 50-45 minuti, e noi abbiamo potuto vederli in anteprima. Ed, infatti, oggi siamo qui a raccontarvi le nostre impressioni generali (senza spoiler).

Devo dire che la mia paura più grande quando si tratta di serie TV fantasy tratte da saghe YA è proprio la realizzazione del mondo fantasy, soprattutto quando l’ambientazione è molto particolare, il linguaggio è creato da 0 ed eventuali poteri magici – o comunque scene d’azione articolate – possono essere sfide non da meno nella realizzazione dell’effettistica e, quindi, uso della CGI. Banalmente, anche semplicemente nella realizzazione dei costumi, spesso e volentieri usciti dall’ultimo discount sulla faccia della terra… (Eh si, Geralt, parliamo anche della tua “fantastica” parrucca all’Amedeo Minghi).

recensione di Tenebre e Ossa

Che si tratti di high fantasy o urban fantasy c’è qualcosa che scatta nelle produzioni e che automaticamente fanno di tutto per far sembrare il prodotto qualcosa di serie B. Negli anni di grandi delusioni ne abbiamo viste tante. The Shannara Chronicles vi dice nulla? Si, ecco, scusatemi se vi ho risvegliato questo trauma. Se volete possiamo prenderci un minuto di silenzio per tornare in pace con noi stessi… Oppure, potreste guardarvi Tenebre e Ossa.

Eh si, a quanto pare quando si vuole, in questo caso Netflix, una serie fantasy per ragazzi si può fare e si può fare anche molto bene.

Ma andiamo a scoprirlo di più nei dettagli insieme in questa recensione di Tenebre e Ossa.

 

“Chiamai e la luce rispose”

mappa GrishaVerse

Il mondo Grisha si basa su di una geografia molto simile a quella del nostro mondo, ma ovviamente con un linguaggio del tutto nuovo e con popoli, nazioni, gerarchie e abilità umane (e non) differenti. Il Regno di Ravka – il quale ricorda la Russia zarista tanto per ambientazione quanto per usi e costumi – è la Nazione più potente ma che negli ultimi secoli ha perso il suo prestigio a causa della terrificante Faglia, una coltre scura fatta di ombra e terribili creature divoratrici di esseri umani, che divide Ravka in due parti.

La Faglia rende complessi i rapporti commerciali e politici non solo con altri popoli ma anche tra i ravkiani stessi, a tal punto che i primi echi di ribellione e indipendenza cominciano a farsi sentire da Ravka Est. Tagliando di netto la nazione con il suo “Nonmare”, costringe i suoi abitanti a navigazioni più complesse, spesso in passaggi più ostili, soprattutto se si è Grisha, particolari “esseri umani” dotati della conoscenza e capacità di manipolazione della Piccola Scienza, una sorta di magia associata agli elementi. I Grisha, infatti, pur essendo molto potenti vengono temuti, soprattutto da nazioni confinanti come quella di Fjerda dove vengono braccati, cacciati e uccisi.

Inoltre, la situazione a Ravka non è di certo la migliore. I Grisha – i quali sono divisi in vari ordinamenti, cioè Corporalki, Etherealki, Materialki, in base alle loro abilità – vengono addestrati, serviti e riveriti nel Piccolo Palazzo, ma rispondono, sotto il Secondo Esercito guidato dal potente Generale Kirigan (Ben Barnes), comunque al Re, venendo comunque temuti dal resto del popolo.

recensione di Tenebre e Ossa

Tenebre e Ossa segue principalmente due storyline, quella di Alina Starkov (Jessie Mei Li), semplice cartografa orfana che serve il Primo Esercito del Regno di Ravka, accanto al suo migliore amico di infanzia, Malyen Oretsev (Archie Renaux), la quale scopre proprio durante una spedizione nella Faglia di racchiudere in sé il potere per poter distruggere per sempre l’oscura coltre e dovrà imparare a farci i conti, controllandolo e, soprattutto, abituandosi alla sua nuovissima vita da Grisha; e quella dei Corvi di Kaz Brekker (Freddy Carter), un abile ladro cresciuto nella parte più malfamata di Ketterdam (una specie di Amsterdam), il Barile, e che gestisce la sua personale bisca, il Club dei Corvi, accompagnato dai fedeli Jesper (Kit Young), abile pistolero, e Inej (Amita Suman), soprannominata lo Spettro per le sue particolari doti da ninja.

A questi si unisce una terza storyline parallela che, di base, non si incrocia mai con quelle precedentemente viste, ma dove incontreremo altri due personaggi molto amati della duologia dei Corvi, la grisha Nina Zenik (Danielle Galligan) e il drüskelle fjerdano Matthias Helvar (Calahan Skogman).

La prima stagione – un po’ come l’intera trilogia – è ovviamente basata su questo passaggio, una sorta di coming of age, di Alina che si ritroverà a scoprire un mondo completamente nuovo, tanto bello quanto ricco di insidie.

Quel senso di solitudine, tristezza e infinito desiderio di sentirsi come gli altri, non più una persona diversa, debole e costantemente allontana, porterà Alina a compiere scelte azzardate fidandosi, tanto per ingenuità quanto poi per pura fragilità, delle persone sbagliate. Alina non deve solo fare i conti con le responsabilità di un potere così grande ma anche affrontare le piccole e grandi sfide del mondo di un adolescente. Certo, gli adolescenti del GrishaVerse sono molti diversi da quelli che intendiamo noi. Nascono tutti come dei piccoli uomini e piccoli donne, pronti a servire e a combattere, pronti a sacrificare la loro stessa vita per un “bene più grande”. E la storia, spesso e volentieri, si interroga veramente su questo: il fine può giustificare il mezzo? Cosa può spingerci a fare la solitudine, quel senso di isolamento dal resto del mondo? E in cosa può trasformarci l’avidità di potere?

recensione di Tenebre e Ossa

Basi eccellenti che cominciando a diramarsi in questi primi otto episodi e che, seguendo indubbiamente la linea generale della trilogia, così come è stato fatto con questa prima stagione, verranno approfondite nelle stagioni successive.

“Nessun rimorso, nessun funerale”

recensione di Tenebre e Ossa

Ciò che rappresenta Alina è un potere agognato da molti che può essere usato in diversi modi, tanto a fin di bene con la liberazione dalla Faglia per tutti ma anche per ottenere il vantaggio definitivo del mondo Grisha sugli altri; ma in realtà, dall’altra parte del Nonmare, c’è già chi ha studiato nuovi modi per poter sfruttare Alina e la sua luce per il proprio tornaconto personale, e qui entreranno in gioco i corvi.

Una cosa che possiamo dire fin da subito, ma che andremo ad approfondire qualche paragrafo più in là, eccezion fatta per una serie di “licenze poetiche” prese per alcuni personaggi, a partire dalla stessa Alina, la trama del primo romanzo della trilogia viene seguita quasi fedelmente. Andamento della storia, passaggi, situazioni e personaggi arrivano esattamente come dovrebbero arrivare. Solo l’evoluzione di un personaggio, o meglio la sua svolta “malvagia”, è un po’ accelerata sul finale, cercando di essere giustificata alla ben meglio da un background extra che, per esempio, nei libri viene solo accennato. Tra l’altro, nel caso di questo personaggio, si decide di anticipare “un’azione”, piuttosto importante, che nella saga scopriremo solo a metà del terzo ed ultimo libro. Per usare un termine “tecnico”, nella serie viene buttato un po’ alle ortiche.

Storia ben diversa per quanto riguarda i personaggi coinvolti della duologia, soprattutto per i Corvi. Premesso che adattamento vuol dire proprio questo: adattare da un medium all’altro e, quindi, fare le scelte più plausibili affinché tutto funzioni; sarà inevitabile per gli appassionati della saga non storcere un (bel) po’ il naso.

recensione di Tenebre e Ossa

Il cambiamento di storia dei Corvi funziona, ha un suo senso ed è perfettamente armonizzato con il resto della storia. Le linee si incrociano senza lasciare sbavature, buchi di trama o passaggi forzati. Tutto si incastra alla perfezione e si nota fin da subito il grande lavoro che è stato fatto – dal punto di vista della scrittura – alla struttura narrativa della serie. Certo, è stato fatto per una pura scelta di marketing è sfruttare fin da subito tutti (o quasi) i personaggi del GrishaVerse anche se non strettamente collegati tra loro.

Il cambio di punti di vista, di ambientazione e tipologia da molto più dinamismo alla serie che, sicuramente tra i suoi punti di forza, vanta di un ritmo incalzante per quasi tutti gli otto episodi. Inoltre sarà facile notare anche un cambio della regia, della fotografia e dei toni quando si parla dei Corvi. Questo aspetto è molto interessante ed arricchisce di molto, soprattutto dal punto di vista scenico, la serie.

Al tempo stesso, di tanto in tanto la sensazione di troppa carne sul fuoco e di riempitivo che non ci da il tempo di legare e conoscere troppo i personaggi dei Corvi, c’è.

Se nella versione letteraria, la duologia è ambientata diversi anni dopo gli avvenimenti della fine della trilogia, in questo caso le storia non solo si svolgono nello stesso arco temporale ma si intrecciano. Kaz, Inej e Jesper vengono, infatti, incaricati di una missione suicida che coinvolgerà proprio la stessa Alina.

Per chi scopre per la prima volta il GrishaVerse non è affatto grave, anzi; per chi ha amato soprattutto la dulogia dei Corvi – che è sicuramente ben più matura e profonda per tematiche, personaggi e stile di scrittura rispetto alla trilogia – un po’ di risentimento andrà messo di conto.

Un inizio sorprendente!

recensione di Tenebre e Ossa

Come spiegavo all’inizio di questa recensione di Tenebre e Ossa, quando si parla di fantasy ed in particolar mondo di fantasy per ragazzi, è facile cadere e Netflix ne sa più di qualcosa. È stato un enorme sollievo constatare che non solo le premesse dei trailer, che faceva presagire un grande uso di risorse (soprattutto economiche), sono state mantenute ma che sono addirittura meglio.

Tenebre e Ossa, da questo punto di vista, è un piccolo miracolo! Si si, lo so come vi suonerà questa frase, ma fidatevi. E non parlo neanche della serie TV in sé per sé che probabilmente non sarà un prodotto da farvi strappare i capelli, ma che sa come appassionare, incalzare la visione e non far mai perdere l’attenzione allo spettatore; ciò a cui io mi riferisco è la cura nelle ambientazioni, nei dettagli, nel grande lavoro fatto anche sul linguaggio da parte di David J. Peterson e Christian Thalmann.

Se il mondo Grisha creato dalla Bardugo ha avuto un così grande successo un motivo ci sarà e sta proprio nel suo worldbuilding intrigante, dettagliato, curato nei minimi particolari. La Bardugo studia nuovi linguaggi, nuove terminologie che si, indubbiamente strizzano l’occhio al nostro mondo, lo stesso dialetto di Ravka ha comunque reminiscenze del russo, così come i popoli confinanti con Ravka prendo inspirazioni dall’Asia (gli shu), dall’India (i suli), dall’Africa (gli zemeni), ma proprio per questo motivo rendere il tutto in chiave visiva con delle immagini in movimento non è così semplice; o meglio, negli anni ci è stato dimostrato che salvo rare eccezioni televisive (oltre all’enorme bellezza de Il Signore degli Anelli al cinema con Peter Jackson) questi aspetti non sono affatto facili da rendere.

Tenebre e Ossa riesce, invece, a restituire il mondo della Bardugo a partire dall’atmosfera fino ad arrivare agli stessi personaggi.

Le location, tanto interne quanto quelle esterne, sono molto curate. Non a caso la serie TV è stata girata soprattutto in Ungheria, più tutta la parte ricostruita nei teatri di posa negli studi Vancouver, proprio per cercare di restituire il più possibile quella sensazione di paese sovietico tra ‘700 e ‘800. Il rigore militare, anche nello sfarzo contenuto, che parte dall’alimentazione, dall’abbigliamento, dai rapporti politici e sociali. Perfino nelle stesse relazioni c’è sempre una patina, una sorta di distacco e i sentimenti vengono spesso e volentieri castrati, per poi inevitabilmente cedere sull’orlo del baratro.

recensione di Tenebre e Ossa

Ogni personaggio viene chiamato a fare una scelta e questo ben si struttura con il suo arco di sviluppo, sebbene sia ancora troppo presto per poter parlare di una vera e propria risoluzione. Siamo all’inizio, ma parliamo letteralmente dell’inizio della fine per prepararsi al peggio, alla vera guerra, a quanto siamo disposti a rinunciare, a quanto siamo disposti a cedere di noi stessi pur di arrivare ad un obiettivo. C’è spazio per gli altri, per avere dei sentimenti, dei legami oppure no?

Inoltre, la vera sorpresa e fiore all’occhiello della serie che, proprio per questo motivo la fa risaltare ancora di più donandoci questa sensazione di meraviglia, è l’uso della CGI.

Dopo The Witcher – che comunque è una serie TV che ho molto apprezzato anche in tutti i suoi limiti – avevo perso ogni speranza, ed invece ci voleva il miracolo di Sankta Alina per portare una po’ di bellezza e qualità nel comporto grafica di una serie fantasy.

La Faglia è resa magnificamente così come i Volcra, le orribili creature che la abitano. Non si ha mai quella terrificante sensazione cheap o di mostri in serie TV anni ’90, per intenderci alla Xena o Hercules. Devo dire che poteva essere davvero l’ostacolo più grande di questa serie TV, e quindi anche il tavolino di prova per decretare la riuscita o meno del progetto, ed invece grande sospiro di sollievo.

Tutto è molto realistico, anche per quanto riguarda i poteri dei Grisha. Merito è anche dell’intenzione e interpretazione degli attori. È molto importante nell’uso del potere Grisha i movimenti fatti con le mani, infatti i Grisha possono agire solo con le mani libere altrimenti sono pressoché innocui.

Da questo punto di vista tutti gli attori, in primis la stessa Jessie Mei Li, sono stati straordinari. Avevo delle iniziali perplessità – ad eccezion fatta per Ben Barnes che fin dall’inizio sembrava essere nato per interpretare il Generale Kirigan – su diversi degli attori coinvolti; ed, invece, si sono dimostrati tutti all’altezza, superando di gran lunga molte delle mie aspettative. Si nota anche una grande complicità, il che è sempre molto positivo per una storia così corale.

recensione di Tenebre e Ossa

Merito è anche della caratterizzazione dei personaggi, tanto quelli principali quanto i secondi. L’unica incertezza rimane ancora sul personaggio – purtroppo uno dei più attesi – di Kaz Brekker. Freddy Carter è molto bravo e da una grande prova ma al tempo stesso, almeno per il momento, la rappresentazione di Kaz sembra essere fin troppo bidimensionale, soprattutto per uno dei personaggi più complessi e maturi del GrishaVerse. E questo influisce, inevitabilmente, anche sulle storyline di Jesper e Inej – per quanto poi questi due personaggi emergano molto meglio.

Non riescono a venire a galla tutte le sue potenzialità fino in fondo, i suoi demoni interiori, i suoi dissidi, quei paletti interni che, a volte, sembrano renderlo il più meno umano di tutti quanti ma che, alla fine della giostra, non è altro che uno scudo di difesa. Confido in una trattamento migliore per questo stupendo personaggio nel futuro.

L’inizio di una nuova era?

Per concludere questa recensione di Tenebre e Ossa sicuramente posso aggiungere che siamo di fronte ad una serie TV che, per quanto divisoria e non perfetta, che giustamente si concede anche qualche piccola ingenuità di scrittura, soprattutto nei dialoghi, sulla quale però possiamo chiudere un occhio avendo anche come target di riferimento un pubblico piuttosto giovane (ma senza privarsi dell’attenzione di un più maturo), segna un passaggio importante.

Serie TV fantasy fatte bene, ben scritte e strutturate, con una bella regia e soprattutto un’ambientazione convincente ed entusiasmante, non devono essere un miraggio, una luce in fondo al tunnel. Prodotti con una dignità artista!

Avevamo bisogno anche noi di un Evocaluce nel mondo della serialità fantasy di Netflix? Evidentemente si e ben venga se Tenebre e Ossa sarà la prima di una lunga serie.

Quello che certo è che ci troviamo di fronte ad una saga con enorme potenziale che può essere ancora scoperto, limato e ampliato (magari dandoci un finale anche più stimolante rispetto a quello scelto dalla Bardugo nella trilogia letteraria) e che, quindi, speriamo venga fatto nelle prossime stagioni.

Il potere, finalmente, c’è! Cerchiamo di usarlo in maniera sensata!

 

Tenebre e Ossa vi aspetta su Netflix dal 23 Aprile

 

 

 

80
Tenebre e Ossa
Recensione di Gabriella Giliberti

Tenebre e Ossa è davvero un prodotto di ottima fattura. Nonostante le inevitabili differenze letterarie, e qualche licenza poetica che rende, per il momento, frettoloso lo sviluppo di alcuni personaggi, Netflix è riuscita a firmare una serie tv di enorme impatto visivo, dove il cast funziona armoniosamente e l'ambientazione, costumi ed effetti speciali riescono pienamente a restituire la grande atmosfera magica e potente che impregna i romanzi di Leigh Bardugo. Una vera e propria svolta nel mondo della serialità fantasy per ragazzi.

ME GUSTA
  • Perfetta ricostruzione dell'ambientazione e del mondo Grisha, mostrando fedeltà all'anima dell'opera generale
  • Ritmo e narrazione incalzante, appassionante e che raramente perde di velocità o porta a distrarsi
  • Grande cura nei dettagli e soprattutto nella computer grafica per quanto riguarda la Faglia e poteri Grisha
  • Cast in piena sintonia e che ben si sposa con i personaggi
FAIL
  • Sensazione di troppa carne sul fuoco con i Corvi che, forse, non riesce ad esprime fino in fondo il potenziale di questi personaggi
  • Kaz Brekker... la strada è ancora lunga su questo personaggio
  • Sviluppo un po' troppo sbrigativo sul Generale Kirigan