La TuSimple Holdings Inc. si prepara a testare sulle strade pubbliche dell’Arizona i TIR a guida autonoma. Entro la fine dell’anno è già prevista una prova “driver-out“: 100 miglia di strada tra Tucson e Phoenix senza che nessuno sieda al volante.
L’azienda sino-statunitense vanta già una flotta di circa 70 camion – 50 negli USA, 20 in Cina -, tuttavia fino a ora ha consentito l’utilizzo dei suoi mezzi solamente se in cabina di guida sono presenti due persone in contemporanea. Detto questo, la ditta sta accumulando finanziamenti da ogni dove – anche da torbide aziende con sede legale nelle Cayman -, ottenendo un fondo aziendale di tutto rispetto.
Appena lanciata in borsa, TuSimple ha piazzato 33,8 milioni di quote, racimolando circa 1,08 miliardi di dollari. Secondo ai calcoli del The Washington Post, l’azienda avrebbe dunque, almeno in questo momento, una capitalizzazione di 8,49 miliardi di dollari.
I TIR a guida autonoma sembrerebbero d’altronde un traguardo decisamente più digeribile delle vetture private “autoguidate” su cui si sta concentrando il mercato: si muovono spesso su autostrade, a una velocità relativamente contenuta e su tratte che non di rado sono rettilinei infiniti.
Un traguardo che tuttavia la ditta in questione potrebbe avere difficoltà a realizzare. Non tanto per i limiti tecnici, quanto piuttosto per la sua doppia nazionalità, la quale la sta mettendo al centro di un’indagine meticolosa e un filo ostile.
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