Apple vuole che le aziende siano obbligate a rivelare quanto inquinano

Apple ha chiesto ufficialmente alla SEC – l’authority statunitense che si occupa delle aziende quotate – di obbligare le compagnie americane a rivelare quanto inquinano, con un report ad hoc che deve essere aperto al pubblico.

La SEC si sta già muovendo in questa direzione e già nel corso del mese scorso aveva anticipato che avrebbe iniziato a lavorare su una serie di obblighi di trasparenza sul fronte delle emissioni di CO2. Questo anche perché – come riporta Reuters – negli ultimi anni sono nati dei veri e propri fondi d’investimento creati per premiare le aziende più impegnate sul fronte della lotta al cambiamento climatico.

Oggi le aziende quotate in borsa sono già obbligate a pubblicare alcuni report su come e quanto inquinano. Apple e la SEC vorrebbero aggiungere obblighi ancora più estesi e precisi.

L’assenza di un vero e proprio standard universale per quantificare l’impatto delle aziende, dei loro prodotti e delle loro operazioni sull’ambiente rende però molto difficile avere una fotografia precisa su come si comportano le singole aziende rispetto al resto degli attori economici.

Apple ritiene che la SEC debba pubblicare delle regole chiare su come le aziende comunicano al pubblico tutte le loro emissioni dirette e indirette

si legge in un comunicato pubblicato dall’azienda.

Apple in particolare vuole che le aziende siano obbligate a rivelare anche le emissioni di classe Scope 3, ossia anche tutte le emissioni non prodotte direttamente dall’azienda o dai suoi fornitori di energia, ma dovute a fattori estremamente indiretti, come gli spostamenti dei dipendenti o l’uso dei prodotti dell’azienda da parte dei consumatori e degli altri privati.

Apple è la prima azienda a chiedere che un eventuale documento di trasparenza sulle emissioni di CO2 copra anche questa specifica categoria di emissioni.

Ovviamente non tutte le aziende sarebbero entusiaste di dover divulgare anche questa informazione. La ExxonMobil si è ad esempio dichiarata contraria, sostenendo che si tratti di un dato estremamente difficile da quantificare con precisione rispetto alle emissioni di classe Scope 1 e Scope 2. Ma non solo: sostiene anche che rischi di essere un dato ingiustamente proibitivo, considerato che un’azienda non ha pieno controllo su come i suoi prodotti e servizi vengono utilizzati dai clienti.

 

 

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