Dei ricercatori stanno studiando le morti di alcuni cammelli dalle parti di Dubai e sono rimasti scioccati dallo scoprire che uno di questi avesse nello stomaco ben 2.000 sacchetti di plastica. Il panorama descritto da Marcus Erikson, direttore, ricercatore e co-fondatore del 5 Gyres Institute, è allarmante e ci ricorda come i problemi di uno smaltimento scriteriato degli scarti umani influenzino l’intero ecosistema.
Quando pensiamo agli inquinamenti legati alle plastiche la nostra mente corre subito ai continenti galleggianti in mezzo agli oceani, tuttavia la situazione si dimostra più grave e capillare di quanto non si sia portati a credere.
Il team in questione è infatti incappato in più di 300 cammelli che sono deceduti dopo aver brucato immondizia. Morti che, peraltro, sono tutt’altro che dolci o clementi.
Immaginate di avere 50 sacchetti di plastica che non potete digerire nel vostro stomaco, vi causerebbero ulcera e un immenso malessere, in più vi farebbero sentire sazi, sempre. Non potreste e non riuscireste a mangiare cibo.
Questo è quanto capita ai cammelli e il risultato è sanguinamento intestinale, ostruzioni, deidratazione, malnutrizione e morte,
ha scritto il ricercatore sul The Washington Post.
Il fatto che anche i cammelli siano soggetti a un simile destino, insomma, ci evidenzia come “l’inquinamento da plastica sia pandemico, colpisca dalla cima delle montagne alle profondità marine” e che “una visione limitata non possa che limitare la nostra capacità nel risolvere il problema”.
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