Le emissioni di metano nell’atmosfera del 2020 sono state impressionanti, hanno superato ogni record, distaccando di gran lunga anche gli aumenti più marcati registrati negli ultimi anni. Nonostante questo, gli scienziati non sono tanto preoccupati dal fenomeno, quanto dalle sue cause.

Il National Oceanic and Atmospheric Agency ha recentemente riportato come la quantità di metano sia arrivata a toccare le 1.892,3 parti per miliardo (ppb), con solo l’ultimo anno che ha portato un salto di 14,7 ppb. Per avere un metro di confronto, basti contare che nelle annate peggiori, il 2018 e il 2019, il valore era cresciuto rispettivamente di 8,5 ppb e di 10,7 ppb.

La curva di presenza del metano sta salendo, insomma, e sta salendo in maniera sempre più ripida, comportando un progressivo aumento delle temperature della nostra atmosfera. Sebbene il gas sia più volatile dell’anidride carbonica, è infatti vero che la sua presenza contribuisca maggiormente nel generare cambiamenti climatici.

Quando si verificano situazioni simili, solitamente si cercano le cause del disastro nelle attività umane, magari incolpando il traffico automobilistico, le centrali elettriche a base di carbone, gli allevamenti di bestiame o le industrie manifatturiere, tuttavia il caso sembrerebbe essere assai più complesso e preoccupante.

Sebbene queste emissioni siano causate ancora al 60 per cento dagli esseri umani, il restante si lega a episodi naturali, i quali però starebbero iniziando a manifestarsi in maniera sempre più incisiva. Stiamo parlando di gas provenienti da paludi, delle esalazioni del disgelo del Permafrost e altri fenomeni simili che, subendo in prima linea gli effetti del riscaldamento atmosferico, intensificano progressivamente le loro dinamiche e generano un circolo vizioso da cui è difficile uscire.

I ricercatori suggeriscono l’unica soluzione ovvia: cercare di tamponare perlomeno le emissioni dirette causate dall’opera umana. A questo punto non è infatti semplice comprendere come si possa porre rimedio a una simile situazione emergenziale, ma perlomeno se ne possono rallentare gli effetti.

 

 

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