Il team di ricerca dell’organizzazione ‘BeGambleAware‘ ha messo sotto la lente d’ingrandimento il fenomeno delle loot box nei videogiochi. Il verdetto? Gran parte dei giocatori che ci spendono soldi sono motivati dalla stessa dipendenza e dagli stessi schemi d’impulsività tipici del gioco d’azzardo tradizionale.
Ora l’organizzazione contro il gioco d’azzardo e la ludopatia si appella alla politica: “devono venire regolamentate, non può essere un fenomeno da far west”.
Loot box e gioco d’azzardo: parenti distanti solo all’apparenza, secondo i ricercatori hanno abbastanza elementi preoccupanti in comune da richiedere maggiori limiti e controlli da parte dei Governi. L’ente punta il dito contro il VRR – acronimo di variable ratio reinforcement schedule – e l’estetica delle loot box, descrivendo due elementi praticamente speculari alle slot machine dei casinò. «Non è una coincidenza, l’industria ha progettato le loot box usando lo stesso ‘manuale’ dell’industria del gambling», commentano i ricercatori.
L’indagine – che trovate per intero qui – è stata condotta analizzando diversi studi precedenti e monitorando il comportamento di 7.771 giocatori, sia adulti che minorenni. I ricercatori hanno poi creato un ulteriore sottogruppo di 441 volontari a cui è stato sottoposto un questionario; di questi 28 sono stati poi sottoposti anche ad un’aggiuntiva intervista di un’ora.
BeGambleAware punta il dito contro l’inconsistenza dei legislatori, troppo distratti e troppo in ritardo sul tema, sottolineando allo stesso tempo l’incidenza del fenomeno trai giovanissimi, spesso addirittura preadolescenti.