In questi giorni si è aperto un dibattito su quella che deve essere la definizione di energia pulita, ossia una fonte in grado di produrre energia ad un basso o assente impatto sull’ambiente. Che all’interno di questa di questa definizione rientrino le fonti rinnovabili è pacifico, ma per l’energia nucleare la questione è sicuramente più delicata e divisiva.
È vero che le centrali nucleari non producono CO2, ma è altrettanto vero che pongono il problema – per nulla semplice o privo di esternalità – dello smaltimento delle scorie radioattive. A questo si aggiunge lo stigma creato da decenni di propaganda di alcune frange del mondo ambientalista, che hanno creato nel pubblico – spesso con una lettura semplicistica e iper-ideologica della realtà – la falsa concezione che l’energia nucleare sia incompatibile con politiche di riduzione dell’inquinamento e, più in generale, di sicurezza e salute per i cittadini.
Il nucleare, in altre parole, per la politica è un brand poco spendibile ed elettoralmente pericoloso. Motivo per cui, negli ultimi anni, abbiamo assistito ad un preoccupante disimpegno da parte dei Governi occidentali – Francia e Canada su tutti -, con il paradosso di aver condannato la loro popolazione ad una maggiore dipendenza dal carbone — come denunciava un report dell’Agenzia Internazionale dell’energia.
Ora sembra che la politica – o almeno una parte – ci stia ripensando. Così, è notizia di queste ore l’importante endorsement al nucleare da parte della Casa Bianca. L’amministrazione Joe Biden ha annunciato un ambizioso piano di finanziamento alle infrastrutture del Paese, con un importante focus su energia e rivoluzione green.
Proprio sotto questi ultimi due profili, nel documento programmatico si legge che CCS – ossia le soluzioni di Cattura e sequestro del carbonio – ed energia nucleare avranno un ruolo fondamentale nella migrazione degli USA verso un’economia verde e ad impatto ambientale contenuto. Il nuovo CES – Clean Electricity Standard – sdogana una volta per tutte il nucleare e ribadisce l’impegno del Governo nel mantenere e potenziare gli impianti esistenti, aprendo anche la possibilità (remota ma non assente) di nuove aperture.