The Falcon and The Winter Soldier, la recensione del terzo episodio: tutti a Madripoor

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Forse dovremmo scrivere la recensione del terzo episodio di The Falcon and The Winter Soldier non a caldo, perché l’adrenalina ci scorre ancora nelle vene. Forse invece il fatto di scriverla di getto è meglio: questa terza parte della serie Marvel dedicata a Sam e Bucky, interpretati da Anthony Mackie e Sebastian Stan, è infatti azione pura, ritmo frenetico, grande sfoggio di scenografie, colori e personaggi.

 

 

Dopo i primi due episodi introduttivi, The Falcon and The Winter Soldier sembra aver premuto sull’acceleratore, portandoci da una città all’altra, dando a ogni personaggio il suo spazio, introducendone di nuovi e soprattutto recuperando diverse vecchie facce note. Si comincia con Joh Walker (Wyatt Russell), volato fino a Monaco per cercare di stanare i leader dell’organizzazione Flag Smasher, gruppo di terroristi che ha assunto il Super Soldier Serum e rinnega l’autorità del governo, reo di aver abbandonato chi è rimasto in vita dopo il blip.

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Qui il nuovo Captain America si rende conto che l’ostilità verso il suo paese è totale: “Voi Americani siete diventati delle bestie!” gli dice l’uomo da cui cerca informazioni, che non è per nulla impressionato di trovarsi di fronte a Cap. Anzi. Sul suo scudo, e tutto ciò che rappresenta, ci sputa letteralmente sopra. Il grande dialogo con l’attualità della serie creata da Malcom Spellman continua: oltre alla questione razziale, in questo episodio si affronta l’immagine stessa degli Stati Uniti fuori dai suoi confini, sporcata in questi ultimi quattro anni da un Presidente che si è affatto amare poco in tutto il mondo.

Fin da queste prime battute emerge un altro tema cardine di The Falcon and The Winter Solider: la lealtà.

I cittadini europei sono sempre più fedeli alla causa dei Flag Smasher, il nuovo Cap sta invece cercando di costruirsene una, Sam e Bucky sono ancora totalmente devoti alla figura di Steve Rogers (Chris Evans). E poi c’è lui, l’uomo dai mille piani, che legge Machiavelli e da cui ci si può aspettare di tutto: Helmut Zemo, interpretato magnificamente da Daniel Brühl.

 

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La coscienza di Zemo

Anche se nasconde il viso sotto a un passamontagna viola, Zemo non può celare i suoi occhi intelligenti, dietro a cui sembra vedere letteralmente girare degli ingranaggi. L’ex colonnello delle forze speciali di Sokovia non lo vedevamo da Captain America: Civil War, ma non ha perso un briciolo del suo carisma. Quello che è uno dei villain più riusciti e affascinanti del Marvel Cinematic Universe entra finalmente prepotentemente in scena in The Falcon and The Winter Soldier e sembra destinato a mettere in collegamento diversi personaggi e titoli cruciali del franchise: su tutti il Wakanda di Black Panther.

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Al suo personaggio è legata l’unica nota negativa di questa recensione del terzo episodio di The Falcon and The Winter Soldier: nella puntata precedete lo avevamo lasciato in isolamento in una cella di un carcere di Berlino. Lo ritroviamo sempre lì: a farlo evadere ci pensa proprio l’ex Soldato d’Inverno, a cui questo incontro è costato moltissimo. Probabilmente temeva di sentire esattamente le parole che Zemo gli dice quando lo rivede: “C’è ancora qualcosa dentro di te”. Il programma Winter Soldier era infatti proprio una sua creatura e, una volta uscito di prigione, dice chiaramente che non ha nessuna intenzione di lasciare incompleto il suo lavoro una seconda volta.

Note negative dicevamo: la fuga organizzata da Bucky è forse troppo frettolosa e improvvisa.

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Ma va comunque bene così: tutta la puntata punta su un ritmo incalzante, anzi di più, da cardiopalma: tutto è veloce, tutto si incastra perfettamente come un puzzle. Evidentemente c’è molto (e molto più importante) da dire nella seconda metà della serie. È proprio grazie a Zemo che i protagonisti sanno dove andare a cercare lo scienziato che ha sintetizzato il siero rubato dai Flag Smasher guidati da Karli Morgenthau (Erin Kellyman): la destinazione è Madripoor.

 

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Madripoor: ed è subito Blade Runner (e John Wick)

Arriviamo finalmente alla parte più eccitante di questa recensione del terzo episodio di The Falcon and The Winter Soldier: Madripoor. Lo skyline della città sembra quello di Singapore, l’ambientazione è uscita direttamente da Blade Runner. Ci sono i neon, i simboli di animali stilizzati (nel film di Ridley Scott dragoni, qui il gorilla che è il marchio di Power Broker, che dà anche il titolo alla puntata: segnatevi questo nome, sarà la chiave di tutto), banconi del bar e perfino i cocktail insoliti. Questo santuario dei pirati, come lo definiscono Zemo e Sam, è la culla di traffici criminali internazionali. È proprio qui che lo strano trio viene a cercare informazioni su chi sta producendo il Super Soldier Serum.

Qui tra Sam che si traveste come il criminale Smiling Tiger (e ci regala una delle battute migliori della puntata “non riesco a correre con questi tacchi”, per una volta succede a un uomo!) e Zemo che sfoggia la propria poker face in tutta la sua potenza, è però Bucky, che riprende l’identità (e l’abilità nel combattimento) di Winter Soldier, a rubare la scena. Almeno fino a quando non ritroviamo l’agente Sharon Carter (Emily VanCamp), che cova non poco rancore nei confronti degli Avengers, rei di averla lasciato indietro, nonostante sia arrivata a rubare lo scudo di Cap e le ali di Falcon per aiutarli.

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Costretta a rifarsi una vita dopo il blip di Thanos, non è più rientrata negli Stati Uniti, e lavora come cane sciolto a Madripoor. Questi anni immersa nella créme de la créme del crimine mondiale l’hanno letteralmente trasformata in una macchina da guerra: mentre Zemo, Sam e Bucky cercano informazioni, è lei la protagonista indiscussa dell’azione, mostrando doti di combattimento degne di John Wick, che la rendono artefice di quella che è una delle migliori scene di lotta mai viste nel MCU.

Il sangue continua a essere mostrato con il contagocce, ma stavolta le mazzate sono davvero goduriose.

The Falcon and The Winter Soldier sempre più verso Wakanda

Non vogliamo rovinare nessuna sorpresa ma, ormai è evidente, la serie creata da Malcom Spellman e diretta da Kari Skogland è cruciale per la Fase Quattro del Marvel Cinematic Universe: i collegamenti con il Wakanda e Black Panther sono sempre più evidenti, il nome Power Broker punta direttamente nella direzione di un personaggio importantissimo nei fumetti (e che potrebbe portare direttamente agli X-Men, sì questa volta davvero!), e nella seconda puntata, con l’entrata in scena del super soldato Isahia (e soprattutto di suo nipote) è sempre più chiaro che stanno per arrivare gli Young Avengers. In tutto questo Zemo come si comporterà? È davvero un alleato, oppure sta tessendo una fitta rete di doppio gioco? Una cosa è sicura: se i combattimenti e le scenografie (Madripoor è davvero qualcosa di spettacolare) di The Falcon and The Winter Soldier continueranno a essere così belli, lo spettacolo è garantito.

 

easter egg del secondo episodio di Falcon and The Winter Soldier -John Walker Captain America

 

The Falcon and The Winter Soldier è disponibile su Disney Plus dal 19 marzo

80
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Recensione di Valentina Ariete

Come scritto nella recensione del terzo episodio di The Falcon and The Winter Soldier, la serie Marvel disponibile su Disney Plus può ora contare su Zemo, uno dei migliori villain del MCU, su Sharon Carter (protagonista di una spettacolare scena di combattimento) e su scenografie mozzafiato: Madripoor sembra uscita direttamente da Blade Runner. Anche se alcuni passaggi sono forse troppo rapidi, è ormai chiaro che la serie è centrale per la Fase Quattro: il Wakanda è sempre più vicino. Così come gli Young Avengers, e stavolta è vero, gli X-Men.

ME GUSTA
  • Daniel Brühl nel ruolo di Zemo è strepitoso.
  • Madripoor è uno spettacolo.
  • Sharon Carter è protagonista di una delle migliori scene di combattimento del MCU.
  • Il ritmo è serratissimo.
FAIL
  • La fuga iniziale è un po' troppo frettolosa.
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