Il sogno che vorrebbe vedere i non-fungible token, i NFT, come innovativo baluardo di un sistema dell’arte rivisto in chiave equa e solidare sembra naufragare sempre più con ogni giorno che passa, con aziende quali Atari che saltano sul carrozzone speculativo con opportunistico cinismo.
I fasti della nota azienda sono ormai persi nelle sabbie del tempo, ora del brand non resta infatti che un guscio vuoto foderato di licenze memorabili che hanno fatto la storia videoludica. Space Invaders, Missile Command, Pitfall! sono tutti nati da qui, ma da allora la discesa è stata repentina.
Adottando il motto “molto più che videogame”, la ditta si è letteralmente lanciata sul gioco d’azzardo, adoperando le pietre miliari del suo passato come decorazioni per hotel di Las Vegas e per colorire massive multiplayer online pieni zeppi di slot machine.
Ecco dunque che Atari non poteva mancare di lanciarsi sull’attuale bolla speculativa dei NFT, proponendo su OpenSea la riproduzione 3D in dieci copie della cartuccia di Centipede dell’Atari 2600, ottenendo per ogni token cifre che vanno dai 6.300 dollari ai 18.300 dollari. 100 NFT rappresentanti un’immagine a due dimensioni della cartuccia rossa di Centipede sono invece state vendute su Harmony One al prezzo di 180,78 dollari l’una. In un’ora e mezza sono andate esaurite.
Atari ha fatto sapere che si tratti solamente dell’inizio: presto si aprirà il progetto “capsule collection” il quale piazzerà come NFT tutta una serie di collezionabili digitali rappresentanti i brand, ma non solo, che rappresentano il retaggio del mondo videoludico.
Da illustrazioni che rappresentano scene di gioco a riproduzioni virtuali dei cabinati, fino ad arrivare a tre pezzi che rappresentano “il primo quarto di dollaro inserito nel primo cabinato di Pong all’Andy Capp’s Bar nel 1972, modellato facendo riferimento a quell’effettivo quarto di dollaro, in possesso di Al Alcorn”.
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