Il face unlock è certamente stata un’innovazione interessante, ma anche una che ha reso particolarmente facile violare i device tecnologici, soprattutto considerando che lo strumento non è in grado di riconoscere se il suo proprietario sia sveglio o inconscio. Come evitare quindi che i propri partner si intrufolino nell’iPhone mentre si è addormentati? Per ora cambiando partner, ma in futuro potrebbe essere sufficiente fare una linguaccia al proprio smartphone.
D.J. Lee, professore di ingegneria informatica presso la Brigham Young University, ha infatti avuto un’intuizione che potrebbe risolvere molti degli attuali problemi del face unlock: creare un sistema di verificazione a due fattori (C2FIV) con cui obbligare i device a ricordare il viso dell’utente in situazione di quiete, ma anche in un contesto di movimento facilmente replicabile.
In altre parole, per sbloccare il prodotto tecnologico sarebbe necessario compiere una mimica di non più di due secondi, partendo da un’impostazione del volto neutra e proseguendo con il “codice” espressivo impostato. Può essere una smorfia, un ammiccamento, ma anche il labiale di una frase topica. Magari “il mattino ha l’oro in bocca”.
Per evitare che lo strumento sia dittatorialmente esigente, pretendendo ogni volta una performance perfetta, Lee ha pensato di adoperare un network neurale che possa “imparare” a riconoscere il movimento e la semantica del gesto adoperato, creando comparazioni intelligenti con la matrice che è stata registrata.
Il professore, affiancato dal dottorando Zheng Sun, ha messo alla prova l’algoritmo su 50 soggetti, i quali hanno complessivamente registrato 8.000 clip piene zeppe di mimiche facciali di vario tipo. I risultati preliminari sono promettenti, con la macchina che ha garantito un buon 90 per cento di affidabilità.
Una soluzione interessante, ma che potrebbe portare a un mondo dove le persone continuano a simulare spasmi ogni volta che prendono il telefono.
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