Anche gli Stati Uniti d’America discutono della possibilità di imporre alle grandi piattaforme tech il pagamento di un equo compenso agli editori per i loro contenuti. Google e Facebook sono già sul piede di guerra.
Google ha mandato online un sito che enuncia il contributo dell’azienda a favore dell’informazione di qualità, sottolineando l’importanza delle inserzioni per l’economia degli editori, oltre al fatto che il motore di ricerca dell’azienda dirotta il traffico degli utenti sui siti d’informazione in media circa 24 miliardi di volte al mese.
Nel frattempo, i lobbisti delle due associazioni di categoria Computer & Communications Industry Association e NetChoice hanno iniziato a raggiungere i politici americani nel tentativo di mutilare o fermare completamente ogni disegno di legge in tal senso.
La cronaca imparziale delle notizie è d’interesse pubblico, ma non crediamo che il modo di finanziare questo processo sia quello di creare un cartello
ha detto Matt Schruers, Presidente della CCIA.
La legge [attualmente in fase di discussione] consentirebbe al New York Times e al Washington Post di dettare le condizioni anche agli editori più piccoli. Non vogliamo che questa legge passi, punto.
ha detto invece il Presidente di NetChoice, Carl Szabo.
Ma Google e Facebook – nota l’agenzia Reuters – potrebbero non avere fortuna, nonostante il loro potere. I due colossi hanno ormai davvero pochi amici al Congresso e sia i democratici che i repubblicani non vedono l’ora di presentare il conto.