No, l’Unione Europea non si sta comportando in modo nazionalista ed egoista sul fronte dell‘approvvigionamento dei vaccini per il Covid-19. Nonostante le accuse – soprattutto dai Paesi anglofoni – i numeri raccontano una storia molto diversa. A spiegarlo è la giornalista Matina Stevis-Gridneff del NY Times.
Nonostante l’UE sia indietro nella campagna di vaccinazione — specie se si fa un confronto con Stati Uniti d’America, Regno Unito e Israele —, gli Stati membri hanno esportato più di 34 milioni di dosi verso paesi extraeuropei solamente nelle scorse settimane. Di queste, ben 9 milioni sono state spedite in Regno Unito. Seguono Canada e Messico, rispettivamente con circa 4 milioni e 3.5 milioni di dosi.
Il dato è ancora più straordinario se si pensa che solamente il 6.5% dei cittadini europei ha ricevuto almeno una dose del vaccino, contro il 58% degli israeliani, il 33% dei britannici e il 19% degli statunitensi.
I fastidi dall’altra parte dell’oceano sono nati dopo che l’Italia ha richiesto e ottenuto il blocco di una spedizione di dosi destinate all’Australia. Blocco che, alla luce dei numeri appena evidenziati e dei ritardi da parte di alcune case farmaceutiche, appare completamente giustificato.
Sarebbero semmai le altre nazioni ad aver avuto un approccio relativamente meno generoso. Basti pensare che gli USA hanno l’esclusiva su tutte le dosi prodotte a livello domestico da Moderna. Nonostante ciò, l’UE ha esportato verso gli USA poco meno di 1 milione di dosi da inizio febbraio.