Il Regno Unito si accoda all’UE e indaga Apple per capire se stia violando le leggi antitrust nel pretendere la cosiddetta “Apple Tax”.

Lo sviluppatore videoludico Epic Games ha sradicato il coperchio del vaso di Pandora, nel denunciare come gli store di app si impongano sulle aziende loro ospiti. Dopo aver dato il via a una serie di indagini statunitensi, il fenomeno si è trasferito anche nell’Unione Europea e, notizia recente, anche in Inghilterra.

Con l’UE coinvolta attivamente nel decifrare le insidie legali del caso, infatti, il Regno Unito post-Brexit non poteva che mettersi a sua volta in movimento per comprendere quale sia la posizione di Apple.

Se è vero che il Paese guidato da Boris Johnson è ormai da considerarsi al di fuori degli obblighi legislativi dell’Unione, è anche vero che è sempre meglio mettersi contro le Big Tech quando le nazioni si stanno muovendo in massa, piuttosto che combatterle in maniera isolata. La sfida tra Australia e Facebook è stata da esempio per tutti.

Anzi, l’autorità britannica che supervisiona il Mercato ha proprio adoperato le indagini dei colleghi d’oltremanica, per giustificare quelle mosse internamente.

La Commissione Europea ha al momento quattro indagini d’antitrust aperte contro Apple, indagini che sono state lanciate prima dei termini del periodo di transizione del Regno Unito. Queste includono tre investigazioni in corso mosse contro l’App Store di Apple.

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato continua a coordinarsi da vicino con la Commissione Europea e con altre agenzie per fronteggiare queste preoccupazioni globali,

ha riferito il garante in un comunicato stampa.

L’intento è in tutto e per tutto affine a quello dell’esplorazione giuridica portata avanti dall’Europa continentale, ovvero determinare se sia corretto che Apple – ma per estensione si potrebbe considerare anche Google – si trattenga un 30 per cento su tutti gli acquisti eseguiti all’interno delle app che ospita.

 

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