In Corea del Nord le tratte ferroviarie da e verso i Paesi confinanti sono chiuse dall’inizio dalla pandemia. Così succede che un gruppo di diplomatici russi di ritorno a casa con la loro famiglia è stato costretto a farsi 1Km usando un carrello manuale.

Cosa succede quando lavori in Corea del Nord, ossia nel Paese più isolato al mondo, e per via del coronavirus tutte le tratte ferroviarie verso l’esterno sono state chiuse? Come hanno imparato alcuni diplomatici russi a loro spese, la risposta è che tocca faticare.

 

 

Il gruppo di russi, uno dei pochi paesi ad avere rapporti diplomatici ed economici con la Corea del Nord, non ha avuto altre alternative che usare un vecchio carrello ferroviario manuale, di quelli che si attivano a mano — un reperto che oggi si vede solo nei vecchi fumetti della Disney e nei film western.

Il gruppo di diplomatici era composto da otto persone, inclusi diversi famigliari, apprendiamo da un post ufficiale condiviso dal Ministero degli Esteri russo. «Sono stati costretti ad affrontare un lungo e difficile viaggio per tornare a casa». Se pensate che i pendolari e gli studenti fuori sede residenti al sud abbiano una vitaccia, ascoltate qua: gli 8 russi prima hanno dovuto affrontare un viaggio in treno da 32 (!) ore, perché no, a quanto pare in Corea del Nord non hanno l’alta velocità. Così da Pyongyang, la capitale, hanno raggiunto le regioni settentrionali del Paese. Ma il tour de force non è finito qui. Una volta smontati dal treno si sono trovati davanti ad un autobus. Altre due ore di viaggio verso il confine con la Cina e quindi poi verso il versante che dà sulla Russia. Ed è qui che il viaggio raggiunge un sapore ancora più paradossale.

 

Il confine tra Corea del Nord, con il fiume Tumannaya sullo sfondo.

 

La Russia e la Corea del Nord, ovviamente, non hanno un vero confine via terra e sono collegate tra di loro da un ponte ferroviario che dà sul fiume Tumannaya. In assenza di treni da e verso la Russia, i nostri diplomatici si sono dovuto ingegnare in modo diverso.

Hanno dovuto prendere un carrello a moto manuale, lo hanno dovuto caricare con i loro bagagli e quindi lo hanno trasportato fino ai binari dove, dopo una lunga sfacchinata, sono finalmente partiti per la loro destinazione finale. In Russia sono stati accolti come degli eroi e, tutto sommato, se lo sono meritati.