Un secondo, prevedibile, licenziamento ha stravolto la stabilità dello staff Google che si occupa di eseguire i controlli etici delle IA.

Timnit Gebru, co-lead della sezione, era stata licenziata a dicembre, pochi giorni dopo che si era rifiutata di ritirare un report in cui forniva un’opinione avversa ai piani aziendali della Big Tech. Adesso anche Margaret Mitchell, seconda co-lead del gruppo, è stata messa alla porta.

Mitchell era stata molto vocale nel contestare la scelta di Google di procedere con il licenziamento di Gebru, un licenziamento che le alte sfere hanno classificato come dimissioni volontarie.

La donna ha iniziato a essere apertamente critica, forse anche polemica, nei confronti della dirigenza, direzionando il suo malcontento anche verso il capo della divisione IA, Jeff Dean, e del CEO Sundar Pichai.

Margaret Mitchell ha iniziato quindi a usare uno script automatico per scandagliare le e-mail aziendali di Gebru, alla ricerca di qualsiasi appiglio che potesse dimostrare un qualche segno di discriminazione.

Forse la speranza era quella di trovare un appiglio legale con cui far reintegrare la collega, donna afroamericana, resta il fatto che, nel procedere in questa maniera, è finita con l’infrangere le regole dell’azienda.

Dopo aver eseguito un’analisi della condotta di questa manager, confermiamo che siano state effettuate diverse violazioni del nostro codice di condotta, oltre che alle nostre policy sulla sicurezza, le quali includono l’esfiltrazione di documenti confidenziali importanti ai fini commerciali, nonché di dati privati di altri dipendenti,

ha riferito Google in una dichiarazione fornita ad Axios.

I rimanenti membri avevano chiesto e ottenuto che la responsabile del licenziamento di Gebru, Megan Kacholia, fosse rimossa dalla catena di comando, tuttavia il team di controllo etico si è lamentato di non essere stato coinvolto o informato del processo di sostituzione della dirigenza e questo secondo allontanamento rischia di fomentare un clima di tensione.

 

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