scarafaggi fritti birmania

Alcune tipologie di scarafaggi sono monogami e mangiano le ali del partner per sancire il proprio traguardo di coppia.

Altro che Facebook con gli status di relazione, altro che anelli tempestati di diamanti, il vero gesto d’amore è quello di cannibalizzarsi reciprocamente, almeno se siete scarafaggi asiatici che vive nei tronchi marcilenti, i Salganea taiwanensis.

Nel 2014, al momento di portare avanti la propria ricerca di tesi, Haruka Osaki ha deciso di esplorare una memoria della sua infanzia. Come molti giovani campagnoli nipponici, la ragazza passava le sue giornate estive dando la caccia a insetti di ogni tipo.

Un giorno, si è resa conto che uno degli scarafaggi che aveva catturato presentava delle menomazioni alle ali, menomazioni che non sembravano praticate da alcun predatore. Anni dopo, è tornata al suo paese natale, ha squartato una corteccia putrescente e ha fatto incetta di blatte.

Arrivata in laboratorio, ha diviso i giovani adulti in 24 coppie e li ha fatti crescere. Una volta raggiunta la maturità, maschi e femmine si sono reciprocamente rosicchiati le ali, mutilandosi a turno, con uno spirito particolarmente stoico e indifferente.

La scienziata ha immediatamente compreso non si potesse trattare di una questione nutrizionale – le ali non sfamano praticamente nulla -, inoltre non esistono precedenti noti di episodi simili. In alcuni ragni e nelle mantidi religiose capita che l’esemplare maschio venga in qualche modo divorato durante l’accoppiamento, ma non si è mai visto che la situazione fosse reciproca.

Infine l’intuizione: gli scarafaggi si mangiano le ali perché, una volta accoppiati, sanno di non aver più la necessità di cercare altrove un partner con cui riprodursi, quindi si “accasano” in un albero, come una qualsiasi coppietta felice.

Una volta divenuti sedentari, infatti, le ali risultano superflue, se non dannose: complicano i movimenti, attirano i parassiti e sviluppano muffe. Un gesto d’amore atipico che sicuramente saprà introdurre nuovi concetti all’interno delle scienze entomologiche. Se vi interessasse saperne di più, l’intera indagine è stata recentemente pubblicata sulla rivista Ethology.

 

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