Google, le persone nonbinarie potevano essere escluse dagli annunci

Gli inserzionisti di Google potevano non mostrare gli annunci di lavoro e d’affitto alle persone nonbinarie, escludendole a priori.

Quello che è emerso da un’indagine di The Markup è un portentoso “bug” di sistema, un difetto che ha lungamente permesso di depennare da queste tipologie di ricerche chiunque non si riconosca nelle categorie di genere tradizionali.

La Big Tech forma le sue policy sulla base delle leggi statunitensi, leggi che proibiscono ogni forma di discriminazione sessuale e che si assicurano che inserzioni di lavoro, proposte d’affitto e servizi finanziari siano accessibili a chiunque.

Google si è assicurata che le norme venissero preservate per uomini e donne, ma le persone nonbinarie sono state catalogate complessivamente con la generica etichetta di “unknown gender”, la quale poteva tranquillamente essere rimossa dalle inserzioni.

“Rimossa”, poiché l’impostazione standard offerta dall’azienda prevedeva di mantenere selezionate tutte le voci, erano quindi gli inserzionisti a premurarsi attivamente di eliminarla quella casella delle preferenze.

Lo stesso The Markup è incappato via YouTube in due di questi annunci lavorativi oscurati, uno della californiana Dewey Pest Control e uno di FedEx. Le due aziende sono state contattate entrambe dall’organo di stampa, ma la prima si è rifiutata di rispondere, mentre la seconda non ha voluto discutere gli “specifici processi di marketing o dei processi di selezione del personale”.

La situazione è altresì più capillare. L’Ad Observer dell’Università di New York ha “identificato 100 inserzionisti sulle molte migliaia presenti” che hanno scelto di nascondere le proprie offerte al popolo nonbinario.

Ovviamente non è facile capire se una simile situazione sia stata causata da malizia – ovvero dal deliberato desiderio di compiere discriminazione – o se sia figlia di una burocrazia del marketing miope ed orientata ai risultati economici.

Nei dietro le quinte delle inserzioni promozionali, infatti, Google smista il genere degli iscritti in tre categorie: uomini, donne e tutto il resto. Non per cattiveria, ma per creare un sistema funzionale per le aziende che sia integrabile nella maggior parte delle nazioni.

Ci piace quindi credere che si sia trattata di una madornale svista, di una mancanza causata da eccessiva leggerezza e a cui l’azienda ha finalmente posto rimedio. Bisogna altresì notare che il report di The Markup ha citato il solo panorama statunitense.

Abbiamo cercato di raggiungere Google per comprendere quale sia la situazione all’interno dei confini UE, ma al momento della pubblicazione di questo articolo non ci è ancora pervenuta una risposta.

 

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