Gamestop sta facendo faville in Borsa, ma dietro alla crescita delle sue azioni si cela un meccanismo finanziario perverso e fragile.

Fino a pochi mesi fa, la popolare catena di negozi videoludici stava tracollando ed era considerata da molti come un reperto archeologico vivente, una testimonianza di un’era passata che non poteva reggere il passo con la digitalizzazione del settore. Eppure ora, a sorpresa, il titolo va talmente bene che Wall Street si trova costretta a sospendere a più riprese i suoi scambi. Cos’é successo?

A inizio mese, Gamestop ha annunciato di aver arruolato Ryan Cohen, co-fondatore di un’importante e-commerce di prodotti per animali, nel consiglio di amministrazione. L’intendo dichiarato é quello di affidargli ammodernamenti e stravolgimenti del business model dell’azienda.

Gioia e giubilo, il valore delle azioni é raddoppiato nel giro di una settimana. Un entusiasmo sano e normale, se non fosse che nel giro di un mese, il valore delle azioni é fuggito fuori scala, aumentando di più del 300 per cento.

Entrano qui in scena i venditori allo scoperto, finanzieri-avvoltoi che scommettono sulle perdite di valore dei titoli presenti in Borsa. La loro strategia é quella di “prendere a prestito delle azioni”, venderle, ricomprarle quando hanno un valore inferiore a quello iniziale e quindi restituirle alla fonte originale, ricavandoci la differenza.

Quando Gamestop stava tracollando, i venditori allo scoperto si sono fiondati su di lei, confidando che la rotta di marcia sarebbe rimasta invariata. Dal momento che il titolo é risalito improvvisamente, la loro strategia é saltata, con una conseguente perdita di denaro.

Per evitare il salasso, molti hanno deciso di applicare una viziosa strategia di ricopertura, hanno cioè iniziato a prendere a prestito ancora più titoli dell’azienda, aspettandosi che da un momento all’altro il valore delle azioni possa crollare o che, perlomeno, torni improvvisamente alla normalità.

Tuttavia, più azioni accumulano, più Gamestop scala le vette della Borsa, in un loop precario di cui nessuno può prevedere la fine e che potrebbe collassare al minimo refolo di vento. Sul lungo periodo é facile che questo picco vertiginoso venga riassorbito, ma é non si sa quando questo succederà, né in quanti ne usciranno ammaccati.