La band rock dei Flaming Lips ha tenuto il primo concerto di sempre con band e spettatori… dentro sfere gonfiabili.

Si è trattato, in realtà, di ben due esibizioni dal vivo, tenutesi in Oklahoma, con un parterre di 100 postazioni da una sfera: ognuna di queste poteva contenere massimo tre persone.

La folle idea è venuta al frontman del gruppo, Wayne Coyne, che già in tempi non sospetti aveva volteggiato sulla folla di fan facendo “zorbing” ovvero rotolando all’interno di una di queste sfere, e realizzando così una forma molto particolare (e relativamente più sicura) di stage diving.

È più sicuro che andare dal droghiere,
ha affermato Coyne interrogato riguardo all’assistere a uno di questi concerti.

Il concept è stato presentato in uno speciale video trasmesso lo scorso giugno durante il programma tv A late show with Stephen Home, seguito poi da un ulteriore test ad ottobre, in vista dei primi concerti di dicembre, rimandati poi a gennaio.

 

 

Certo, si potrebbe pensare che l’idea, per quanto originale, sia poco praticabile, perché già ai concerti si suda e si respira a fatica… figuriamoci all’interno di una bolla di plastica! Eppure, il progetto è stato pensato fin nei minimi dettagli.

 

 

All’interno di ogni bolla, difatti, oltre a un altoparlante atto a presentare un potenziamento acustico, sono presenti vivande, un ventilatore, un asciugamano e degli speciali cartelli da mostrare al personale di sicurezza in caso di bisogno.

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Se all’interno l’aria diventasse poco respirabile o la temperatura salisse troppo, lo staff provvederebbe a inserire nuova aria fresca a compensare, mentre in caso di necessità di toilette o di una pausa, lo spettatore sarebbe fatto uscire e accompagnato in un’apposita area ristoro, naturalmente utilizzando tutti i crismi anti-COVID.

Un evento molto ristretto e strambo. Ma la stramberia serve a fare in modo che possiamo goderci un concerto senza mettere a rischio le nostre famiglie

ha affermato Coyne a Rolling Stone.

I concerti, che hanno visto la band suonare cavalli di battaglia come Do You Realize, She Don’t Use Jelly e Race For The Prize, sono stati filmati da una troupe professionista, e il cameraman Nathan Poppe ne ha fatto un report su Twitter, mostrandone la preparazione e il dietro le quinte.

 

 

Si tratta di un’alternativa effettivamente funzionale, di questi tempi, o più che altro di uno stunt pubblicitario? Tecnicamente è una trovata replicabile, con un marketing ben pensato, gli spazi giusti e una logistica appositamente pensata: serve, ad esempio, una zona pensata per lo “smistamento” del pubblico prima che venga fatto accomodare, una bolla alla volta, in area concerto.