Scan a 10 miliardi di pixel: come preservare un capolavoro in eterno

scan La ragazza con l'orecchino di perla

Hirox Europe ha curato un’operazione di straordinario interesse tecnico e artistico: uno scan di assoluta definizione de La ragazza con l’orecchino di perla.

Vedere un dipinto sullo schermo di un computer non restituirà certo la meraviglia del’ammirarlo dal vivo, ma ha certamente il suo perché, soprattutto di questi tempi, coi musei chiusi per cause di forza maggiore.

E del resto, le dovute misure di sicurezza comunque non permettono più di ammirare i grandi capolavori a distanza troppo ravvicinata, col rischio di perdere tanti dettagli importanti.

Ebbene, con la tecnica ricreata da Hirox Europe, un giorno chiunque potrà praticamente avere qualunque opera d’arte a un palmo di naso e ammirarne ogni singolo solco e pennellata.

La ragazza con turbante, conosciuta anche come La ragazza con l’orecchino di perla, è un’opera di Johannes Vermeer, attualmente conservata nella pinacoteca reale olandese Mauritshuis, che era già stata oggetto di un esperimento di visita / visualizzazione virtuale tramite apposito sito e app del museo, grazie a cui si poteva ammirare alla risoluzione di un Gigapixel: questa volta, però, si sono fatte le cose ancora più in grande, arrivando alla folle risoluzione di circa un miliardo di pixel.

 

 

O, per la precisione, di un’immagine 93.205 x 108.565, ottenuta mediante un microscopio / scanner 3D Hirox ad altissima risoluzione, che ha scattato circa 9100 foto della superficie, unite poi a formare un unico dipinto di una miriade di pixel. E il tutto senza neanche sfiorare il dipinto!

L’effetto è strabiliante, perché chiaramente si perde il colpo d’occhio dell’opera per entrare dentro alla tecnica di realizzazione, scoprendo esattamente la gestione della luce e delle pennellate da parte dell’artista.

Un qualcosa di cui un neofito può avere solo una vaga idea: e difatti questo lavoro, seppur consultabile da chiunque, è pensato ad uso di esperti e restauratori, e serve come base per una tecnica che permetterà, in futuro, restauri precisi al pixel. Magari logicamente privi della passione primigenea, ma perfetti da un punto di vista teorico e formale.

 

 

Poi c’è il rombo del tuono...
Poi c’è il rombo del tuono...