Qualcosa sta succedendo, in Alibaba, ma la Cina gioca la carta della censura e impone ai notiziari locali di non discutere la faccenda.

La situazione di Alibaba sta causando una certa dose di imbarazzi alla Cina: il fondatore dell’azienda, Jack Ma, é innegabilmente un uomo potente e, forte della sua posizione, negli anni non ha mancato di dare voce a critiche esplicite nei confronti dell’establishment della Repubblica Popolare Cinese.

Proprio una delle ultime accuse mosse dal magnante ha scontentato definitivamente il governo Xi Jingping, il quale ha convocato d’urgenza l’imprenditore per portare avanti un caustico scambio di opinioni.

Ma, che si era lamentato di come la Cina si appoggi su uno schema economico che favorisce la classe dirigenziale anziana, avrebbe in quel contesto cercato di parlamentare con il governo, arrivando addirittura a proporre di semi-statalizzare parte delle sue aziende.

In ogni caso, il fondatore di Alibaba é uscito dal colloquio a testa bassa e da allora ha mantenuto un profilo talmente basso da far pensare a molti che potesse essere stato rapito o imprigionato dallo Stato.

Come conseguenza dell’intera vicenda, il gigante dell’e-commerce é finito nondimeno al centro di un’indagine dell’antitrust, indagine che la Cina si sta sforzando di tenere al di fuori dei riflettori mediatici.

Stando alle informazioni raccolte dal Financial Times, a dicembre il governo avrebbe infatti inoltrato a tutti i news outlet una direttiva con cui imponeva ai giornalisti di non indagare sulla faccenda e di limitarsi a riportare la linea ufficiale.

In altre parole, il braccio propagandistico cinese sarebbe entrato in azione per dare una stretta all’influenza di Ma, con conseguenze sul lungo periodo che sono tutt’altro che chiare ed evidenti. E questa censura rende ancor più torbido il destino di Alibaba.

 

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