La Francia ha deciso di multare Amazon e Google, ambo colpevoli di aver diffuso cookies di rilevamento senza il consenso dei clienti.

Le multe corrispondono rispettivamente a 35 e 100 milioni di euro e fanno riferimento al modo scorretto in cui erano programmati i domini francesi di Amazon.fr e Google.fr.

Le indagini si sono protratte tra il 2019 e il 2020, riscontrando tutta una serie di violazioni precise e reiterate, molte delle quali infrangono senza spazio d’ambiguità la DPA che tutela la privacy degli internauti europei.

Considerando che questo tipo di cookies non possano essere depositati senza che l’utente abbia espresso il suo consenso, la commissione ristretta ha deliberato che le aziende non siano state ligie nel rispettare gli obblighi avanzati dall’articolo 82 del Data Protection Act e che non abbiano raccolto il consenso prima di depositare i cookies non essenziali,

scrive nero su bianco l’avviso della multa.

Amazon, nello specifico, non chiedeva il consenso alla sua utenza, bensì si limitava ad avvisarli che, essendo entrati nel sito, questi autorizzavano automaticamente la policy di gestione dei cookies.

Il sito non solo non offriva la legittima possibilità di rifiutare i cookies non essenziali, ma non spiegava neppure che tipo di cookies stesse installando, offrendo un servizio che era tutto meno che trasparente.

Più articolata la questione di Google, il quale installava cookies anche agli utenti che esprimevano esplicitamente un’opinione avversa, processando i dati utente all’insaputa delle ignare vittime.

La Francia ha sentito la necessità di giustificare la somma delle multe milionarie inferte a Google e Amazon asserendo che queste siano calcolate in base alla serietà e alla portata dell’infrazione al codice 82 della DPA.

Si stima che le pratiche aziendali del solo motore di ricerca influenzino infatti circa 50 milioni di francesi, con un ritorno finanziario e pubblicitario che porta alle casse di Google una somma difficile da stimare.

 

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