Nella giornata di oggi alcuni dei più importanti creatori di contenuti di Twitch Italia non faranno dirette sulla piattaforma di Amazon. È la prima vera azione coordinata di protesta degli streamer italiani.

Niente dirette per 24 ore. L’iniziativa #NoStreamDay ha lo scopo di dare un forte segnale a Twitch, accusato di non offrire adeguate tutele ai suoi creatori di contenuti —a partire da trasparenza e regole chiare nei casi di ban e permaban.

La lista degli aderenti include alcuni dei volti più noti della piattaforma, come Luis, i tre host del Cerbero Podcast e Homyatol. Perfino un VIP d’eccezione: il primo firmatario del manifesto con il quale i content creator hanno scelto di dichiarare la loro battaglia contro le policy di Twitch è il cantante Fedez.

L’idea dello sciopero è di Davide Marra, voce principale del Cerbero Podcast, ma il casus belli nasce dopo il ban permanente dello streamer Sdrumox, spalla e amico del collega Marco Merrino.

Sdrumox, nome d’arte di Daniele Simonetti, era stato sospeso da Twitch dopo una battuta al limite del buonsenso fatta durante una delle sue live. Il problema, spiegano gli influencer, non è tanto il merito o meno del ban, quanto il calvario a cui è stato sottoposto Simonetti dopo aver ricevuto notifica della sospensione. Sospensione che, almeno in un primo momento, sembrava dovesse essere solamente temporanea.

Sia chiaro – scrivono gli autori del manifesto – non stiamo contestando il ban, che è legittimo, bensì la modalità con il quale è stato perpetrato. Non è pensabile bannare uno streamer inizialmente per sei mesi e poi comunicargli, al termine della scadenza, l’allontanamento perenne dalla piattaforma.

ha spiegato Davide Marra nel corso di un’intervista con il quotidiano Open.

 

 

In assenza di regole chiare e di una vera trasparenza nel processo di appello contro le decisioni disciplinari della piattaforma, Sdrumox si è ritrovato in un limbo durato sei mesi, periodo nel quale —dietro consiglio di una figura interna a Twitch— non ha potuto né spiegare le ragioni della sospensione ai suoi follower, né tornare a fare dirette sui servizi concorrenti, come Youtube e Facebook Gaming. Nonostante queste rinunce non è cambiato nulla: dopo sei mesi senza poter lavorare, gli è stato confermato che il ban era permanente e inappellabile.

Così, forse a suo malgrado, Daniele Simonetti si è ritrovato ad essere il volto e il simbolo di una protesta che riguarda l’intera community di Twitch Italia.

Da buon egoista, ti dico che ci sono passato anch’io dalle sanzioni di Twitch. Perciò noi del Cerbero siamo riusciti a empatizzare con tutti gli streamer esposti ai ban. Siamo una categoria lavorativa troppo giovane e proprio per questo abbiamo bisogno di tutele che, al momento, non esistono. Il #nostreamday fa leva sul fatto che tutti hanno bisogno di queste tutele, per un proprio interesse, e ci siamo messi insieme per trasformare questa necessità singola in una battaglia su dei principi comuni, essenziali per il nostro lavoro

ha spiegato Marra sempre nel corso dell’intervista con Open.

Le richieste degli streamer italiani sono riassunte in quattro punti:

  • Chiarezza delle regole
  • Disparità di trattamento
  • Satira e comicità
  • Gli effetti del “permaban”

Ora l’obiettivo è quello di aprire un dialogo con l’amministrazione di Twitch, ma che da parte della piattaforma di Amazon ci sia la voglia di ascoltare il grido d’aiuto degli influencer è tutto fuorché scontato.