Le nostre impressioni dopo 20 ore di gioco di Cyberpunk 2077: preparatevi a perdervi nel nuovo capolavoro di CD Project Red. Lo abbiamo giocato in anteprima nella sua versione PC Windows.

Questo magazzino non sembra avere ingressi non protetti. Non sono abbastanza forte per scardinare questa porta secondaria e, a dirla tutta, neanche lo voglio fare. Mi collego al citofono e pingo tutta la rete in cerca del mainframe. Sono dentro. Le camere di sorveglianza si spengono e la guardia alla porta principale si accascia a terra, morta.

Mi chiamo Itomi Kanzaki e sono uno dei migliori NetRunner di Night City. Sono nata a Osaka e ho lavorato per anni come runner per l’Arasaka, fino ad entrare nel suo famoso controspionaggio. La promozione alla sede di NC mi sembrava un sogno: finalmente avrei potuto vedere i NUSA e lavorare in prima linea.

Ma quel sogno è diventato presto un incubo. Da runner qualunque, codice NC770416, sono diventata in fretta la più temuta dai miei colleghi americani e, di conseguenza, la più odiata. Ho fallito, ho pensato di poter semplicemente seguire la strada della rete e infischiarmene dei giochi di potere di una grande Corpo, che stupida che sono stata.

Oggi, dopo anni, tutti mi conoscono come V. Solo V.

Fuori dall’Arasaka ho trovato una mia strada. E ora sto camminando sul filo del rasoio per portare a termine una missione che il mio fixer di fiducia mi ha assegnato questa mattina. In questo magazzino c’è qualcosa che gli interessa, un chip Militech di potenziamento militare avanzatissimo.

Prima di aprire la porta principale mi accerto che non ci sia qualcuno ad aspettarmi dall’altra parte. Ho accesso completo alla rete del magazzino e posso vedere ogni dispositivo e ogni guardia collegata. Solita routine: spero di finire in tempo per vedere The Big Eat Show questa sera, ho solo un paio di ore prima di portare il chip ai Tyger Claw e ricevere la mia ricompensa. Con i soldi di questo colpo potrò finalmente comprare un nuovo cyberdeck, con il doppio della RAM che ho ora… che sogno.

Mentre fantastico sul nuovo giocattolo che mi attende apro la porta principale. C’è una piccola reception e il recebot lancia scintille da tutte le parti: non gli è piaciuto il mio virus, neanche ricordavo di aver inserito nella mia sequenza di intrusione anche un killerbot per questi modelli così primitivi.

Ora la questione però si fa più complicata. Le guardie prima o poi scopriranno che le camere di sorveglianza sono tutte spente e troveranno il cadavere qua fuori. Devo capire subito dove sono e quante sono.

Mi collego direttamente al computer della reception, è troppo facile. Ci sono sette guardie in questo piano, sono tutti omoni con diversi impianti cibernetici. Un sacco di cromo inutile. Sorrido mentre lancio il mio attacco. Fino a qualche anno fa avrei dovuto stanarli uno ad uno, ma ora mi basta sfruttare al massimo il mio deck… e sono tutti fritti. Vedo il loro segnali spegnersi uno ad uno. Nessuno ha fatto in tempo a far scattare l’allarme.

Attivo per sicurezza la mia subroutine di invisibilità: nessuno può vedermi, a meno che non abbiamo ancora occhi veri, si intende… ma chi ha più occhi veri ormai? Buon per me. Rido tra me e me: sono passati i tempi in cui andavo in giro nuda, sapendo che nessuno mi avrebbe visto così.

Apro la pianta del complesso e procedo fino all’ultimo piano con l’ascensore. Blocco ogni uscita e tutti gli altri ascensori del complesso. È un po’ troppo facile però, ho un brutto presentimento. Sottovalutare la Militech non è mai una buona idea, anche per un ex elite Arasaka come me. Potrebbe essere una trappola? Qualcuno mi aspetta? Sono ormai talmente paranoica da non ripetere mai le stesse operazioni ad ogni intrusione.

Prendo il controllo delle camere di sicurezza e controllo la stanza in cui sto per entrare. C’è un agente Militech dietro alla porta. Con un’arma in mano. Deve essere per forza un novellino, senza cromo e non collegato alla rete, altrimenti sarebbe fritto come gli altri.

Lo vedo tremare, appoggiato alla parete di fianco alla porta davanti alla quale sono io. Mi sposto davanti al mio lato dello stesso muro. Pochi centimetri di mattoni ci dividono. Posso sentire il suo ansimare attraverso i microfoni della camera. Mi scollego.

Estraggo lei. Nera, con un tenue riflesso rosso. La mia katana Black Unicorn potenziata. Non mi serve neanche fare troppo sforzo per infilarla nel muro come se fosse burro, tagliando in due il poveretto. Troppo facile.

Chiamo un Delamain mentre mi infilo il chip nella tasca. Esco sul tetto e dopo pochi minuti arriva un dela volante, d’altronde ho un abbonamento Excelsior, servizio completo.

Mentre mi allontano mando in corto circuito tutti i dispositivi dell’edificio. Vedo le fiamme uscire dalle finestre, ma non mi interessa, sono già troppo presa a sfogliare il catalogo di nuovi Cyberdeck appena messi in commercio, mi serve un upgrade.

 

 

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Sono stato tra i pochi fortunati a poter giocare a Cyberpunk 2077 in anteprima. Ho il gioco dallo scorso venerdì, ci ho giocato tutto il week-end e sono attualmente ad oltre 20 ore di gioco. Sono in grado di scrivere una recensione? no.

Ho solo scalfito la superficie di questo gioco mastodontico. Dopo aver visto quello che ho visto, non mi stupisce più per niente che ci abbiano dovuto lavorare per sette anni e che, ancora, non sia perfetto.

 

Togliamo subito il sasso dalla scarpa: la versione che ho giocato di Cyberpunk 2077 presenta ancora diversi glitch e bug, anche abbastanza gravi. Ecco, l’ho detto. Ci sono stati momenti divertenti, con modelli sbagliati o svolazzanti, ma ci sono stati anche momenti frustranti, con dinamiche delle quest “rotte” o non perfettamente funzionanti.

Me la sono però sempre cavata e non ho mai dovuto recuperare un vecchio salvataggio.

Sono certo che al day one uscrirà una nuova patch e che ne usciranno anche altre nelle settimane successive al lancio.

 

 

Ciao, sono V e spacco il culo con la mia katana

 

 

Ma torniamo al gioco. Cyberpunk 2077 è un enorme videogioco open world ambientato nel mondo di Cyberpunk creato da Mike Pondsmith nel 1988. Ho intervistato Mike se vi interessa e ho parlato più volte del fantastico background che ha creato negli anni per il suo gioco di ruolo (vedi: Cyberpunk 2020) e che è stata la mia “casa” per oltre venti ore e che lo sarà per altre centinaia nei prossimi giorni.

Pondsmith ha messo in piedi una lore straordinaria, fatta di scontri tra corporation gigantesche che si contendono il dominio del mondo e ambientato per la maggior parte a Night City, una fittizia città californiana che assomiglia molto ad un incrocio tra Los Angeles, New York e Tokyo.

 

Ho i capelli rosa. Molto bene.

 

Non voglio in questo primo pezzo soffermarmi inutilmente su ogni aspetto del gioco, ci vorrebbe tantissimo tempo e probabilmente neanche vi interessa sapere ogni dettaglio, oppure l’avete già letto altrove.

L’unica cosa che volete sapere in questo momento, a pochissimi giorni dall’uscita, è se dovete comprare Cyberpunk 2077 o no.

Pubblicherò altri articoli durante la settimana in cui cercherò di raccontarvi le mie avventure senza spoilerare nulla della splendida storia principale (e delle sue innumerevoli diramazioni) e probabilmente nelle prossime settimane pubblicheremo anche una delle nostre “multi recensioni”, non appena gli altri redattori di Lega Nerd (e qualche gradito ospite) avrà giocato questo capolavoro.

Sì, avete capito bene. Capolavoro. Ci sarà sicuramente qualcuno che oggi si lamenterà tantissimo dei suoi problemi tecnici. Che farà notare quanto sarebbe stato meglio prendersi altre settimane o mesi di polishing prima di uscire…

Ma io non sono tra quelli. A me non interessa. Non mi frega niente se c’è un piccolo glitch, un effetto sbagliato o se magari quell’oggetto che mi serve per completare una quest non è esattamente dove dovrebbe essere, costringendomi a girovagare per capire come risolvere il problema. Non è importante. Lo sarebbe davanti ad un qualsiasi altro videogioco, ma non per questo.

 

 

Perché Cyberpunk 2077 è un capolavoro come pochi prima ne sono stati creati. Un capolavoro in primis di art direction: CD Project Red ha saputo ricreare Night City magistralmente, in ogni suo più piccolo risvolto.

 

La cura totalmente maniacale di ogni dettaglio è disarmante, è un enorme e continuo orgasmo per gli occhi, un trionfo magistrale che farà scuola e sarà un metro di paragone per qualunque prodotto che uscirà in futuro.

Mentre cammino per le strade di Westbrook non riesco a non guardarmi di continuo in giro, a scattare “foto” (c’è un Photo Mode davvero spettacolare e completissimo) come se mi trovassi a Tokyo o a New York. Mi infilo in un vicolo e ascolto la gente passare, entro in un negozio e faccio quattro chiacchiere con il commesso. Salgo al ventesimo piano del mio palazzo e prima di entrare nel mio appartamento saluto il distributore di bevande che ormai è il mio migliore amico da giorni. Mi chiede di spostare un bidone che qualcuno ha lasciato di fronte al suo schermo, impedendogli di funzionare correttamente. Sposto il bidone e mi rilascia una NiCola gratis.

 

Un po’ di screenshot dal mio PC prima di continuare
(l’ho giocato in “Ultra” con una 1080 a 40/60fps)

 

Cyberpunk 2077 è un videogioco che mi porterà via almeno 200 ore. Probabilmente di più. Voglio sprofondare in Night City, voglio visitare ogni quartiere, voglio parlare con ogni fixer, voglio potenziare ancora la mia Black Unicorn, voglio sbloccare ogni abilità da NetRunner, voglio collegarmi alla rete cittadina e prendere il controllo di tutto, di tutti.

E poi voglio creare un nuovo personaggio e intraprendere una nuova strada. Partire dalla strada invece che da un background corporativo come ho ora. Dedicarmi alle modifiche cibernetiche e diventare un cazzo di robot, sfondare a calci tutti quelli che si metteranno tra me e il controllo di Night City.

E poi lo voglio fare un’altra volta, con un altro background. Partire dalla periferia, dalla polvere del deserto fuori dalla città. Entrare in una gang, diventarne il capo. Conquistare tutti i quartieri e diventare sindaco di Night City.

Voglio fare tutto, voglio provare tutto, voglio sentire tutto. E questo gioco me lo permetterà. Eccome se me lo permetterà. E se anche voi volete provare anche solo un decimo delle esperienze che ho provato e proverò io… beh allora il prezzo di questo videogioco è davvero nulla di fronte alle centinaia di ore di divertimento che offre. Dovete comprarlo al day 1?

Cazzo sì, dovete.

 

 

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