Bitcoin, nuovi indizi fanno chiarezza sul mito: Satoshi Nakamoto li creò a Londra?

Un nuovo report svela nuovi intriganti dettagli sulla leggendaria figura di Satoshi Nakamoto, pseudonimo usato dall’ideatore e creatore dei Bitcoin.

Il White Paper che svela la filosofia e il funzionamento della tecnologia del Bitcoin risale al 2008. Ad oggi chi fosse Satoshi Nakamoto, il creatore della criptovaluta, è ancora un mistero che non trova risposta — nonostante l’interesse non solo delle community di appassionati, ma anche delle principali agenzie governative americane e internazionali.

Eppure oggi, grazie ad un’impressionante indagine condotta da un team di ricercatori, potremmo aver scoperto un importante dettaglio utile per svelare il mito dietro alla creazione dei Bitcoin. Secondo la task force di ricercatori che ha condotto lo studio, possiamo affermare con una discreta certezza che i Bitcoin siano stati creati, almeno in parte, a Londra.

I ricercatori hanno analizzato 539 post pubblicati da Nakamoto su Bitcointalk, oltre che 34 email, 169 contenuti caricati su SourceForge e i metadati dei Whitepaper in formato PDF pubblicati nel 2008 e nel 2009.

Alcune informazioni sono state ricavate intuitivamente, ad esempio tentando di individuare il fuso orario più plausibile dietro a ciascun post.

 

 

Ad oggi i fusi orari più gettonati erano sostanzialmente cinque: UK, US Eastern (EST), US Pacific, Giappone e Australia. I ricercatori del The Chain Bullettin sono riusciti a debunkare, ad escludere in modo sufficientemente certo, gli ultimi due. Partendo da questa nuova consapevolezza, si sono quindi concentrati sulle prime tre ipotesi.

Un altro indizio importante, scrivono i ricercatori, arriva dal cosiddetto blocco zero della Blockchain. Tra le altre cose incorpora un messaggio di testo: “Chancellor on brink of second bailout for banks“. È il titolo della prima pagina di un numero del The Times, un quotidiano inglese che, secondo gli analisti, non sarebbe circolato negli Stati Uniti. I ricercatori hanno notato che, seppur presente nella prima rudimentale edizione del sito del The Times, di fatto l’articolo online era stato presentato con un titolo diverso. Per aver avuto accesso a quella precisa frase, questa è la tesi del The Chain Bullettin, era necessario disporre della copia cartacea del quotidiano.

 

 

Questi ed altri elementi —ad esempio il fatto che il più delle volte usasse le versioni britanniche, e non americane, di certe parole— hanno di fatto portato i ricercatori a stabilire, con una certa confidenza, che Satoshi Nakamoto era, se non di nazionalità, quantomeno residente nel Regno Unito durante gli anni che lo hanno portato alla creazione della sua criptovaluta. L’indagine completa dei ricercatori è disponibile nel link in fonte.

 

 

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