Romulus è arrivata su Sky e in streaming su NOW TV. E proprio con i suoi protagonisti e con il creatore della serie, Matteo Rovere, abbiamo visto e commentato i primi due episodi. Tra gli spunti interessanti nati dalla conversazione, Matteo Rovere ci parla di come Romulus affronti anche la questione della genesi del potere.
Un mondo primitivo e brutale governato dalla natura e dagli dèi, da cui sorgerà uno degli imperi più grandi e potenti di sempre. Fra storia, leggenda e rivoluzione, l’epico racconto della nascita di Roma nella nuova serie Sky Original: Romulus.
Creata, diretta e prodotta da Matteo Rovere, che firma per la prima volta un progetto per la TV, Romulus è disponibile dal 6 novembre in esclusiva su Sky e in streaming su NOW TV. Tutti gli episodi saranno disponibili anche in 4K HDR con Sky Q satellite e saranno sempre disponibili On Demand.
Ogni settimana due nuovi episodi, per un totale di dieci episodi tutti recitati in protolatino, che ci terranno compagni fino al 4 dicembre, giornata della messa in onda degli ultimi due episodi che ci sveleranno il destino dei nostri tre protagonisti.
Ed infatti è proprio con loro, Andrea Arcangeli (nei panni del riservato Yemos), Francesco di Napoli (il remissivo Wiros) e Marianna Fontana (la combattiva Ilia) e con lo showrunner Matteo Rovere abbiamo visto i primi due episodi e discusso della serie TV in modo specifico.
Guarda il video completo al commento e reazioni dei primi due episodi di Romulus
Romulus non è, infatti, unicamente una storia sulle origini di Roma. Romulus, proprio attraverso i suoi protagonisti, il cruento contesto storico e le prove che sono costretti ad affrontare in esso, parla della genesi dei leader ma, soprattutto, della genesi del potere e delle sue sfumature arrivate fino ad oggi.
Abbiamo cercato di dare più stratificazioni di senso al racconto di Romulus, portando avanti una tesi e un’antitesi alla base delle quali c’è una cosa: la genesi del potere. Cosa significa far nascere quell’ordine alla base del potere?
Come dice Matteo Rovere.
Nel racconto di Romulus, in una certa misura, il potere nasce e cerca di evolversi e cambiare pelle. Si va dal giovane lupercio Cnaeus, che con la sopraffazione cerca di tenere testa al suo gruppo per ragioni di organizzazione e quasi per difendersi da un pericolo che vedono all’interno del bosco, fino a vedere un gruppo che, invece, vede questo potere in maniera più inclusiva e diversa.
Plutarco ci dice, a suo modo, che Roma viene fondata includendo gli assassini, i ladri, gli apolidi, e tutti quelli che in qualche modo non hanno un luogo dove andare e dove essere protetti; che ci piaccia o meno, è il primo sistema imperialista come lo sono poi stati, a loro maniera, Paesi come gli Stati Uniti o l’Australia. Parliamo di posti dove il potere si organizza partendo da quelle persone che non possono stare in altri luoghi.
In Romulus, da questo punto di vista, si fa un’analisi. E cosa succede? Succede che i nostri protagonisti possono anche essere resilienti, possono anche combattere questa visione, questo sistema di regole che è stato scritto da qualcuno prima di loro e cercare, quindi, di emanciparsi, di cercare un percorso di libertà e autodeterminazione che, però, scopriremo più avanti, passa attraverso la costruzione e comprensione di questo potere.