YouTube ha aggiornato i termini di servizio, notificando agli utenti che inizierà a inserire pubblicità anche sui video dei creatori marginali.
Fino a oggi, la piattaforma di proprietà di Google si é appoggiata esclusivamente al Partner Program, un contratto che consente agli uploader di accettare l’inserimento di comunicazioni promozionali nei propri video al patto di ottenerne un ritorno economico.
Per essere “partner” di YouTube ci sono tuttavia dei requisiti minimi: i propri video devono aver accumulato almeno 4.000 ore di visualizzazioni nell’arco di dodici mesi e il canale deve essere seguito da più di mille utenti.
Ora, l’azienda comunica che le pubblicità potrebbero estendersi ai canali minori, i quali, non essendo partner, non otterranno alcuna percentuale sugli incassi offerti dagli inserzionisti.
[…] a iniziare da oggi inizieremo a inserire progressivamente le pubblicità su un numero limitato di video di canali non facenti parte del YouTube’s Partner Program [YPP]. Come creatore che non é YPP, questo vuol dire che potresti vedere pubblicità su alcuni dei tuoi video.
Visto che non sei attualmente YPP, non otterrai una percentuale dei ricavi di queste pubblicità, tuttavia hai comunque l’opportunità di chiedere di sottoscrivere lo YPP, come potresti fare normalmente, se soddisfi i requisiti di ammissione,
spiega in maniera molto chiara la pagina di YouTube Help.
La comunità di creatori ha accolto la novità con poco entusiasmo, anche perché le modalità di monetizzazione della piattaforma possono variare unilateralmente in qualsiasi momento, complicando non poco la vita a coloro che di YouTube ci hanno fatto un mestiere.
A latere, l’azienda digitale ha confermato alla testata The Verge che gli inserimenti promozionali non andranno a toccare i video che trattano temi sensibili quali la politica, la religione, l’alcol e le scommesse.
Gli utenti europei, italiani compresi, non saranno influenzati in prima persona dall’aggiornamento, ma una simile esenzione é solamente temporanea.
Per quanto riguarda i creatori al di fuori degli Stati Uniti, metteremo a disposizione più informazioni quanto questi termini di servizio diverranno disponibili anche per loro, l’anno prossimo,
conclude YouTube.
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