L’UE condanna l’Italia, incapace di controllare lo smog

Dieci anni di smog e di aria irrespirabile, l’Unione Europea impone all’Italia di darsi da fare o di pagarne le conseguenze.
“I valori limite applicabili alle concentrazioni di particelle PM10 sono stati superati in maniera sistematica e continuata tra il 2008 e il 2017″, recita senza mezzi termini il comunicato della sentenza della Corte di giustizia UE alla sentenza pronunciata ieri, 10 novembre.
Colpevoli, colpevoli e consapevoli. L’Italia le ha provate un po’ tutte per guadagnare tempo o per giustificarsi, ma le prove concrete sono sotto gli occhi di chiunque abbia la pazienza di consultare i dati.
Nello specifico, ad affossare la media nazionale é la Pianura Padana, ovvero tutta quell’area che copre Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna, Veneto, Valle d’Aosta e province Autonome di Trento e di Bolzano.
Tra industrie, una fitta rete di trasporti e una morfologia geografica che agevola il ristagnamento dell’aria, la zona si é rivelata incapace di garantire gli standard di qualità dell’aria imposti dall’Unione Europea. Peggio ancora, non si sono fatti grandi sforzi per cambiare la situazione.
A sottolinearlo é la stessa Corte di giustizia, la quale fa notare che “l’Italia non ha dato esecuzione a misure appropriate ed efficaci per fare in modo che il periodo di superamento dei valori limite fosse il più breve possibile”.
Ci siamo mossi in ritardo e cerchiamo di ancorarci a soluzioni che richiederanno anni per essere realizzate, con un lasso di attesa che “può essere di diversi anni, se non addirittura di due decenni dopo l’entrata in vigore di detti valori limite”.
L’Italia ha giustificato gli eccessi di smog evidenziando la sfortunata conformazione del territorio e ha pregato che si tenesse conto che l’infrazione sia confinata a un’area relativamente ristretta.
Inclemente, l’UE non si é fatta convincere e ha ricordato al governo italiano che una violazione geograficamente limitata, se reiterata, “è di per sé sufficiente perché si possa dichiarare un inadempimento delle disposizioni”.
L’Europa si aspetta ora che l’Italia si dia una mossa. Se non per assicurare la salute al proprio popolo, per evitare le sanzioni economiche che la attendono al varco.
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