I team di criminali informatici dietro ad alcuni dei più violenti attacchi ransomware degli ultimi anni hanno puntato gli occhi su Linux.

I sistemi operativi basati su Linux non sono al sicuro dai malware. I team di hacker hanno puntato i loro occhi sulle alternative a Windows e Mac, e sarebbero ormai sempre di più i ransomware—nati per Windows— poi convertiti e ottimizzati per colpire anche gli utenti Linux, come rivela un nuovo report di  Kaspersky.

L’ultimo arrivato nell’ormai eterogenea famiglia dei virus importati su Linux è RansomEXX, un ransomware, apprendiamo dal report della compagnia specializzata in cybersecurity, che è comparso per la prima volta sui radar dei ricercatori in tempi recenti.

Il curriculum di RansomEXX vede già diverse vittime illustri, tra cui il Dipartimento ai Trasporti dello Stato del Texas, il contractor Tyler Tecnologies, i database informatici del sistema penale brasiliano e la rete dei trasporti pubblici di Montreal.

Sarebbe proprio la natura delle vittime a rendere i ransomware particolarmente predisposti ad una conversione a Linux, visto che molto spesso i sistemi interni delle aziende vengono ospitati su infrastrutture che usano distribuzioni basate su Linux, e non sempre su Windows Server.

È un trend che è appena iniziato e non sembra destinato a fermarsi, prima di RansomEXX era stato il turno di Mespinoza (Pysa), un altro ransomware particolarmente prolifero esportato su Linux dagli stessi team di hacker che lo avevano usato contro le aziende e le istituzioni francesi verso la fine del 2019.