Alone, la recensione: pandemia zombie e noiosi stereotipi

La recensione di Alone, nuovo film diretto da Johnny Martini che vede i protagonisti dover sopravvivere durante una pandemia che trasforma le persone in zombie. Il film è stato presentato al Trieste Science+Fiction Festival.

A tutti piace passare un pò di tempo da soli

A tutti piace passare un pò di tempo da soli, lontani dai rumori e persone chiassose. La cosa cambia quando l’isolamento diventa forzato e si è costretti nostro malgrado a rimanere chiusi dentro le mura casalinghe. Una sensazione che abbiamo provato tutti durante il lockdown di marzo a causa della pandemia di coronavirus.

Alive è lo zombie movie diretto da Johnny Martini e con protagonisti Tyler Posey e Summer Spiro

Proprio la pandemia è protagonista del nuovo film diretto da Johnny Martini e con protagonisti Tyler Posey e Summer Spiro, a cui si aggiunge Donald Sutherland. Nella recensione di Alive, seguiremo le vicende di Aiden ed Eva e del loro tentativo di sopravvivere durante la diffusione di un virus che trasforma le persone in zombie. Il film è stato presentato al Trieste Science+Fiction Festival.

 

 

 

Non aprite quella porta

La vita per il surfista Aidan va per meglio

La vita per il surfista Aidan va per meglio. Divertimento e belle ragazze. Le cose cambiano una mattina, quando svegliandosi nel suo appartamento ed affacciandosi dal balcone nota che il mondo sta andando alla deriva. Elicotteri che preciptano, gente impazzita con gli occhi iniettati di sangue che attacca il prossimo. Ovunque regna il caos.

Il tutto cambia con la diffusione di un virus che trasforma le persone.

Il ragazzo apprende dai telegiornali che nel mondo si è diffuso un virus che trasforma le persone, facendole diventare aggressive e cannibali. Costretto a rinchiudersi dentro casa per non entrare in contatto con gli infetti ed essere contagiato, inizierà un videoblog per tenere lo scorrere del tempo e raccontare la sua esperienza di clausura, che si fa sempre più difficile. Nel frattempo cerca di mettersi in contatto senza successo con la sua famiglia.

 

La recensione di Alone

 

Aidan torna a sperare quando intravede la bella Eva, sopravvissuta come lui

Quando ormai la situazione sembra disperata ed Aidan ha perso ormai ogni speranza, intravede in un appartamento dall’altra parte del cortile la bella Eva. I due iniziano così ad interagire e ad escogitare un piano per procurarsi i viveri che ormai scarseggiano e fuggire dal palazzo pieno di infetti. Ma la cosa non sarà affatto facile.

 

 

Pandemia e stereotipi

La diffusione di un virus che trasforma le persone in zombie e la disperata lotta dei pochi non infetti per la sopravvivenza sono una trama alquanto abusata, ed Alone da questo punto di vista non è particolarmente originale. Ma i topos narrativi se ben sfruttati possono dare vita a storie interessanti ed intriganti, che siano horror, commedia o un mix tra i due.

Alone non è nulla di innovativo o quantomeno interessante

Il problema del film diretto dallo stuntman Johnny Martini è che purtroppo non è nulla di innovativo o quantomeno vagamente interessante. La storia di Aiden e di Eva è la più classica che si possa immaginare, con il palestrato protagonista donnaiolo che improvvisamente si ritrova solo ed isolato nel suo appartamento impossibilitato ad uscire. Una clausura forzata che lentamente gli prosciugherà forze e voglia di vivere, fino al telefonatissimo colpo di scena che introdurrà un altro sopravvissuto.

Una speranza fatta di silenzi e di messaggi scritti su fogli

Una speranza che divampa a lume di candela e dall’altra parte del palazzo. Una speranza fatta di silenzi e di messaggi scritti su fogli per non fare rumore e non farsi scoprire. Una speranza che inizialmente si cela dietro una tenda per poi mostrarsi in tutta la sua bellezza – sia fisica che emotiva – e che piano piano Aidan toccherà anche con mano.

 

La recensione di Alone

 

Interazione quella tra i due protagonisti che darà il via all’azione della storia

Interazione quella tra i due protagonisti che darà il via all’azione della storia raccontata. Proprio la storia però – e quindi la sceneggiatura – non riesce a risultare minimamente interessante o coinvolgente. Decidendo di partire dal momento in cui il protagonista ha perso ogni speranza, per poi tornare indietro per mostrarci come tutto ha inizio e ricollegarsi così all’inizio del film, il regista decide di seguire un percorso narrativo più che abusato e lo fa con tutti gli stereotipi e la noia possibile.

Il film ha un andamento piatto e senza troppi sussulti

Una sceneggiatura che decide di lasciare all’oscuro lo spettatore su come il virus si sia diffuso, che nella prima mezz’ora si limita a farci intuire come fosse la vita di Aiden prima del caos per poi renderci partecipi della sua solitudine e disperazione, anche perché il ragazzo non riesce a mettersi in contatto con la sua famiglia. Un andamento piatto e senza troppi sussulti, tutt’altro che interessante o minimamente coinvolgente. momenti superficiali il cui unico scopo è creare una base più o meno credibile per l’incontro con Eva e darà così il via all’azione.

Non manca di certo l’azione, anche se qualcosa di più non sarebbe stato male.

Azione che di certo non manca durante la visione, anche se mostrare qualcosa di più non sarebbe stato male. Aidan è costretto a lasciare più volte l’appartamento per procurarsi il cibo e nel farlo è inevitabile l’incontro con gli infetti, che ovviamente non saranno propriamente amichevoli. Scontri che però oltre a non risultare troppo avvincenti non risultano neanche minimamente spaventosi o eccitanti, anche a causa di zombie realizzati con superficialità ed approssimazione.

 

Donald sutherland

 

I pochi colpi di scena presenti, che sono a dir poco prevedibili e assolutamente privi di pathos

Stesso discorso per i pochi colpi di scena presenti, che sono a dir poco prevedibili e assolutamente privi di pathos. Ne è un esempio eclatante l’apparizione di Edward, l’anziano vicino di casa. Si intuisce sin da subito che l’uomo nasconda un segreto, che poi per lo spettatore non è così segreto, visto che si intuisce cosa succederà non appena il personaggio entra in scena. E non basta un sempre carismatico Donald Sutherland, capace di dare spessore al suo personaggio nonostante il materiale scadente di partenza, a nascondere la mancanza di tensione.

Dialoghi spesso senza senso e che trasudano ridicolo

A tutto ciò vanno aggiunti dialoghi spesso senza senso e che trasudano ridicolo. Se sono passabili le iniziali chiacchiere di circostanza tra Aidan ed Eva, non si capisce perché i due invece di progettare un piano di fuga passino il tempo a cazzeggiare parlando del nulla o litigando per futili motivi, e facendosi due risate sul fatto che il rapporto è arrivato già a quel punto. Una storia d’amore capace di far venire il diabete per la sdolcinatezza presente e che non si amalgama al meglio con il resto dell’inconcludente storia.

Non riesce a spaventare o sorprendere. Desolante piattume.

In conclusione della recensione di Alone, il film di Martini è un horror che non riesce a spaventare o sorprendere. Incapace di osare realmente e quindi di intrattenere lo spettatore. Si guarda per inerzia.  Neanche la citazione a Zombieland è sufficiente per salvare una storia senza capo né coda, un desolante piattume.

 

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