Previsto originariamente per febbraio, Facebook Dating debutta infine anche sul suolo europeo.

Oggi, 22 ottobre, si attiva in Italia – e in altri 30 paesi dell’Unione Europea – il servizio di dating attraverso il quale Facebook si presta a fare concorrenza ai più popolari Tinder e Grindr.

Per attivare il tutto non c’é bisogno di scaricare nuove app, basta attivare una opt-in di Facebook per navigare il bacino di potenziali abbinamenti. Il profilo così creato mantiene nome ed età dell’utente, mentre ulteriori opzioni – genere e preferenze, in primis – sono invece personalizzabili.

Per aggirare scene potenzialmente imbarazzanti, il social si premura di evitare che amici e parenti possano vedersi nelle reciproche liste. Allo stesso tempo, Facebook Dating offre anche la possibilità di selezionare nove contatti come “passione segrete“; qualora la passione segreta venisse ricambiata, il match verrebbe notificato ad ambo le parti.

Il servizio é profondamente integrato con tutte le proprietà di Facebook Inc., con il profilo utente che attinge liberamente alle storie di Instagram e permette di avviare chat e video call da Messenger.

L’uscita originale, prevista per il giorno di San Valentino, é stata fatta slittare proprio a causa dell’interattività vernacolare della nuova funzione, attività che era necessario capire se fosse incoerente con le leggi sulla privacy imposte dall’UE.

Facebook aveva infatti pianificato il lancio del suo servizio di dating fornendo ben poco preavviso ai legislatori europei, i quali le hanno imposto l’alt temporaneo, almeno fino al superamento del Data Processing Impact Assessment (DPIA) voluto dalle norme GDPR europee.

L’azienda, d’altro canto, userà i dati relativi alle attività di corteggiamento per profilare ulteriormente gli utenti e creare annunci mirati sui suoi social, evitando solamente di attingere al commercialmente pericolosi bacini delle preferenze di genere e dell’orientamento religioso.

Facebook Dating é inoltre un ulteriore passo nella creazione di una rete di interdipendenza da parte delle varie branche della Big Tech, una rete a fitte maglie che minaccia di rendere inapplicabile le ambizioni di molti legislatori, i quali vorrebbero “spacchettare” i mastodonti digitali con l’intento di distruggere i loro cartelli monopolistici.

 

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