A distanza di circa due anni, la sonda Voyager 2 ha svelato alcune interessanti informazioni sullo spazio esterno al nostro sistema solare.
Dopo ben 41 anni di viaggio, a novembre 2018 la sonda Voyager 2 è entrata nello spazio interstellare, uscendo dal sistema solare. Una delle informazioni più importanti ricavate da Voyager 2 sarebbe l’aumento del livello di densità fuori dal nostro sistema solare.
Questa non è però la prima volta in cui si registra un aumento di densità: già con Voyager 1, entrata nello spazio interstellare nell’ormai lontano 2012, venne registrato un gradiente di densità simile, sebbene in una posizione diversa.
Il confine del nostro sistema solare, in particolare, è definito da quella che è chiamata “eliopausa“, in cui il vento solare viene fermato dallo stesso spazio interstellare. Ciò che è contenuto all’interno dell’eliopausa è chiamato “eliosfera“, e presenta una forma ovale. Al di fuori dell’eliopausa troviamo il mezzo interstellare, in acronimo VLIM. Sia Voyager 1 che Voyager 2 hanno superato l’eliopausa, sebbene con una differenza di 67 gradi in latitudine eliografica e 43 gradi in longitudine.
La densità media all’interno del mezzo interstellare, in corrispondenza della Via Lattea, si attesterebbe all’incirca sulle 0.037 particelle per centimetro cubo, La prima misurazione registrata da Voyager 1 dopo aver superato l’eliopausa (il 25 agosto 2012), avvenuta il 23 ottobre del 2013 ad una distanza di di 18.3 miliardi di kilometri, avrebbe registrato una densità plasmatica di 0.055 elettroni per centimetro cubo, risultando quindi maggiore.
Una delle teorie maggiormente accreditate sosterebbe che il campo magnetico interstellare diventi più in forte al di fuori dell’eliopausa, registrato dallo stesso Voyager 2 durante la sua uscita, che nel 2019 ha registrato un aumento della densità di 0.12 elettroni per centimetro cubo, ad una distanza di 18.5 miliardi di kilometri.