Presentato al Festival del Cinema di Roma “Trash – La leggenda della piramide magica”, film di animazione italiano a tecnica mista in cui le strade di Roma fanno da sfondo ad una banda di rifiuti con la missione di cercare la loro seconda opportunità. Di seguito l’intervista ai registi Luca della Grotta e Francesco Dafano
E se i rifiuti fossero degli esseri senzienti?
Delle creature che vivono in un mondo popolato da pericoli, lotte e sogni di una nuova vita?
Trash – presentato in questi giorni alla Festa del Cinema di Roma – altro non è che è l’opera prima di Luca della Grotta e Francesco Dafano che ambientano le loro creature di animazione in luoghi reali. In primis questo film d’animazione non ha nulla da invidiare alle grandi major americane, e come Pixar insegna l’idea di sfruttare la magia dell’animazione per raccontare una storia importante come quella dello smaltimento dei rifiuti, è il miglior modo per arrivare alle pance e ai cuori di tutti.
La nostra intervista a Trash, o meglio a Luca e Francesco, vuole approfondire non solo la creazione di questo meraviglioso film d’animazione, ma le importanti tematiche sulle quali si fonda e si basa.
Trash è una piccola fiaba dove un gruppo di amici, Slim una scatola di cartone logora e stazzonata, Bubbles una bottiglia da bibita ammaccata e mezza sgonfia e soprattutto il piccolo Spark, una confezione vuota di una batteria con impresso il logo del riciclo, intraprendono un viaggio alla ricerca della leggendaria Piramide Magica, quel posto di cui fra i rifiuti si favoleggia come l’unico in cui potrebbero ritrovare una seconda vita. Insieme ad altri scarti che conosceranno lungo il tragitto, i tre protagonisti escono dal mercato nel quale vivevano e iniziano la grande avventura sulla strada alla ricerca della mitica Piramide, allontanando nemici come i Risucchiatori d’immondizia o i terribili Predatori.
Lungo la loro missione troveranno sia alleati, che amici, ma anche traditori e cercheranno con tutte le loro forze di portare a termine la loro impresa. Una storia di resilienza, di amicizia, di rispetto e anche di sacrificio, che fa riflettere l’importanza dello smaltimento dei rifiuti in un momento storico nel quale il rischio collasso è dietro l’angolo.
Trash fonda il suo cuore nell’ideologia delle seconde possibilità che possono esserci per tutti
Trash fonda il suo cuore nell’ideologia delle seconde possibilità che possono esserci per tutti, ma che ovviamente non sono facili da raggiungere, ci vuole forza e determinazione per arrivare ad una nuova vita e con l’aiuto di un buon amico tutto questo è possibile realizzarlo. Senza dubbio in un momento storico così di stallo, dove stiamo purtroppo abituandoci all’isolamento e all’immobilità, è un messaggio di una forza incredibile.
Intervista ai registi Luca della Grotta e Francesco Dafano
Francesco: Non ho dati alla mano precisi, posso solo dirti che il nostro obiettivo era quello di raccontare una storia coinvolgente. Una storia che portasse gli adulti a una riflessione sul riutilizzo dei materiali e li spingesse a compiere un piccolo gesto di grande importanza. Ma soprattutto che invogliasse i bambini, le nuove generazioni, a una visione differente dei rifiuti che tutti i giorni produciamo. Per fare questo il modo migliore è sempre quello di coinvolgere emotivamente piuttosto che impartire una mera lezione.
Luca: Molto lontani. Le istituzioni hanno ancora molto a cui lavorare, ma non possiamo sempre dare la colpa a loro. Le multinazionali si stanno ponendo il problema, lentamente, forse troppo, ma anche qui è troppo facile puntare il dito se non si vive il problema da vicino. Forse per velocizzare la situazione si dovrebbe iniziare con una corretta formazione delle persone. Iniziare dai bambini e cercare di insegnare loro quello che noi facciamo fatica ad afferrare ed a mettere in pratica.
Non per giustificare nessuno, ed anch’io sono colpevole, ma ricordo con piacere, e provo a parafrasare, una piccola storia zen, dove il maestro chiedeva all’allievo di versagli del tè, ma che avrebbe detto lui stesso “basta grazie”. Ma mentre gli veniva versato, non disse mai all’allievo di fermarsi ed il tè iniziò ad uscire fuori dalla tazza. “maestro, perché non mi ha fermato?”…”non puoi riempire ulteriormente una tazza già piena”.
Penso solo che prima di puntare il dito contro qualcuno, dovremo fare qualcosa noi stessi. Con difficoltà, ma con molto impegno. Ognuno di noi.
Francesco: Il concetto di riciclo, nella nostra storia, passa attraverso il concetto di “seconda occasione”. Un concetto che è valido sia per i nostri protagonisti, sia per noi che guardiamo. La raccolta differenziata è uno strumento, ma come qualsiasi strumento sta poi a noi uomini stabilirne l’utilizzo appropriato e l’efficacia.
Luca: Si. Ogni viaggio verso la scoperta di qualcosa di importante è complesso. Parlo delle mie esperienze di vita, ovviamente, ma tutto quello che è stato facile, non è stato mai una conquista importante. Vuoi cambiare il mondo? non può essere una passeggiata. Vuoi avere una seconda possibilità? Te la devi sudare. chiaramente Per il pubblico adulto questo può essere un messaggio più evidente, per i bimbi credo che il messaggio arrivi in maniera diversa: se non aiuti i nostri eroi, e tutti gli infiniti eroi possibili della nostra storia, loro, dovranno faticare molto per avere una seconda possibilità di tornare utili. Troppo, e non è detto che poi ci riescano.
Francesco: Sono un fan della razza umana e credo sia in grado di compiere gesti prodigiosi. Allo stesso tempo è necessaria un’inversione di rotta tempestiva se non vogliamo trovarci oltre il punto di non ritorno. Nel nostro piccolo tentiamo di dare un volto e un cuore ai rifiuti in modo da mostrarli in maniera differente, più vicino a noi, così – speriamo – da far percepire quanta importanza ha questo tema per la salvaguardia della vita sul pianeta.
Luca: Dovrei avere una palla di vetro per risponderti. Dobbiamo riuscirci per forza. Una volta sentii dal vivo un discorso di Margherita Hack, la quale affermava con estrema sicurezza: “prendetevi cura del pianeta terra adesso, perché il tempo per trovarne un altro pulito, ed il tempo necessario per riuscire ad abbandonare il nostro, è ancora troppo lontano”… sempre parafrasando ( scusa Margherita).
Francesco: Credo non ci sia una reale percezione della gravità del problema da parte della maggior parte delle persone e manchi una progettualità concreta per intervenire in modo solerte. Ma questo è un mio personale parere, persone molto più preparate di me sull’argomento saprebbero rispondere in maniera più completa.
Luca: perdonami per questo, ma purtroppo, da contratto, mi è stato categoricamente vietato di parlare di politica ed economia. Specialmente di quelle globali :)
Francesco: È del tutto fondamentale. I nostri scempi saranno loro a pagarli. Il modo migliore per cambiare l’oggi è proprio educare chi sarà adulto domani. Bisogna evolvere mentalità e far comprendere che piccoli gesti quotidiani possono davvero cambiare le cose in meglio per tutti. Anche per questo abbiamo scelto un protagonista bambino che cresce nel corso della storia, prendendo atto di ciò che è e mostrando grande spirito di iniziativa e coraggio. Credo che se lui può cambiare, e noi possiamo cambiare, allora tutti possono cambiare.
Luca: Credo di averti già risposto precedentemente, ma ripeto: è per me fondamentale. Ma è anche fondamentale trovare il modo giusto per farti ascoltare dalle nuove generazioni. I piccoli Spark, sono gli unici su cui puntare per poter cambiare il mondo.
Francesco: Anche qui credo che un esperto in materia potrebbe rispondere più chiaramente. Credo però che sia giusto che iniziative del genere vengano da cittadini attente, che si muovono per far conoscere problemi di tutti a più persone possibile. Credo anche che il compito degli Stati sia quello di intervenire sul problema alla radice, tendando di risolverlo o almeno ridurlo nel minor tempo possibile. Se ciò già avviene o è una chimera, non sta a me dirlo.
Luca: Ritorno al concetto già espresso in precedenza. Credo che cambiare la mentalità dei singoli, liberi e privati cittadini di qualsiasi paese, è molto più semplice che cambiare delle strutture economiche complesse e piramidali. Penso che l’investimento più grande sia da fare sulle nuove generazioni. Le vecchie generazioni, sono delle “tazze” già piene di tè. Le nuove generazioni governeranno il futuro che ci attende.
Francesco: La prima intuizione sulle scatole viventi l’ha avuta Luca e ne ha parlato a me e all’altro sceneggiatore del film Andrea Nobile, mostrandoci anche due concept che sono diventati la base per sviluppare l’idea visiva del film. Narrativamente, io e Nobile abbiamo aggiunto altre due parti fondanti del mondo che stavamo per raccontare: la presenza di un personaggio bambino e il tema del riciclo. Da lì abbiamo scritto una storia che ha avuto un’ulteriore evoluzione grazie al nostro produttore Alan Vele che ci ha fatto comprendere come le idee che avevamo avuto potessero essere applicate all’intero mondo dei rifiuti. A quel punto abbiamo scritto il film e il processo creativo ha avuto inizio.
Luca: Come tutti: dal desiderio di avere donne, soldi, macchine (ormai elettriche) e donne (altra citazione rubata). Vorrei dirti questo, ma la realtà è che siamo partiti da un’idea creativa e da un bisogno di comunicare ai bambini qualcosa di importante. Abbiamo inventato un possibile mondo suburbano dei rifiuti, il loro aspetto, la loro storia e le loro abitudini e i loro luoghi. Abbiamo portato lo spettatore a “strisciare” insieme a loro, a cambiare il “punto di vista” immedesimandosi in queste sporche , spesso brutte, rotte, graffiate ma meravigliose creature della notte.
Francesco: Trash ha la peculiarità di essere un film in tecnica mista. Utilizza fondi ripresi dal vero e personaggi digitali. Quindi dopo aver girato e montato i fondi abbiamo cominciato ad animare i personaggi all’interno delle inquadrature. Ottenuto il risultato voluto, andavamo a integrare i personaggi nell’ambiente in modo da ottenere una commistione ottimale tra reale e digitale.
Luca: Le stesse di tutti, anche dei più grandi. ma le abbiamo portate al nostro livello ed alle nostre possibilità. Fingere di essere qualcuno che non saremmo potuti essere, sarebbe stato il più grande errore del nostro progetto. E per fortuna credo siamo riusciti a mantenere una forte identità. Abbiamo disegnato e studiato tutti i character e le location.
Poi abbiamo girato dal vivo e costruito ambienti, arredi e oggetti in maniera artigianale
Poi abbiamo girato dal vivo e costruito ambienti, arredi e oggetti in maniera artigianale. Ancora, abbiamo inserito altri arredi o oggetti, questa volta in digitale. Ed ovviamente abbiamo inserito anche i character, sempre in digitale. In computer grafica, o come la chiamano, CGI. Ovviamente a questi character abbiamo dato un carattere e quindi l’illusione della vita, animandoli e creando interazioni digitali con il mondo vero.
Abbiamo poi alterato e modificato digitalmente i frame del girato ed abbiamo unito insieme tutti i pezzi, creando i frame finali.
Francesco: Ogni fase del processo di realizzazione ha avuto delle sfide differenti. In fase di ripresa dei fondi, per esempio, la difficoltà maggiore è stata quella di girare senza avere riferimenti di movimento dei protagonisti e quindi basando tutto sull’immaginazione. Lo stesso vale per il montaggio. In generale tentavamo di essere sempre sicuri delle nostre scelte prima di avviare ogni processo. Ogni passaggio è stato quindi ponderato e discusso fino a sviscerarne ogni possibile risultato. In questo modo siamo riusciti ad ottimizzare tempi e costi di realizzazione minimizzando errori sostanziali.
Luca: Il costante rischio di paragone con i nomi “grandi” del settore. Proprio dal punto di vista tecnico/tecnologico. Che è l’unico per noi ancora lontano da raggiungere. Ovviamente parlo di soldi, non di abilità :)
Francesco: È stata la grande sfida della società produttrice la Al-One. Credo si possa affermare l’abbia vinta. Non vogliamo di certo paragonarci a studi enormi e di grande successo, ma abbiamo tentato di dimostrare che una strada italiana all’animazione digitale, del tutto personale ma con uno sguardo verso il mondo, è oggi possibile.
Luca: nulla di invidiabile…è un’affermazione complessa. Credo e ripeto, che un paragone sarebbe cmq azzardato. Dobbiamo dimostrare i nostri valori, non i loro. Dobbiamo trovare o ritrovare, che dir si voglia, la nostra via.
La risposta finale, spalle al muro, è SI. si può fare, ma c’è bisogno di un produttore “illuminato”, come Alan Vele (Al-One) nel nostro caso, di finanziatori, anche loro illuminati, e di tanti altri pazzi. Noi li abbiamo trovati tutti. Tutti, in italia. oh…. aspetta…… quindi si!
Si può fare davvero! :)