Betelgeuse: non è poi così grande e così lontana

Betelgeuse

Nuovi studi hanno ridefinito le dimensioni e la distanza di Betelgeuse, le sue caratteristiche fanno pensare ad una stella sana e con ancora una lunga vita davanti.

In base alle recenti fluttuazioni della luminosità di Betelgeuse, gli astronomi hanno esaminato le caratteristiche di questa stella e trovato nuovi risultati. Se inizialmente si pensava avesse un diametro equivalente a circa due volte e mezzo la distanza tra la Terra e il Sole, in realtà il raggio è ridotto di un terzo, il che determina una distanza che non può essere più di 700 anni luce.

Betelgeuse è sempre stata piuttosto difficile da mappare con molta precisione. Più che una sfera liscia che ruota ordinatamente è più una massa informe, simile ad un blob, che pulsa con bordi sfuocati.

I nostri risultati mostrano che si trova a soli 530 anni luce da noi, il 25% più vicino di quanto si pensasse

afferma László Molnár dell’Osservatorio Konkoly in Ungheria.

Le pulsazioni di stelle come Betelgeuse sono tipicamente il risultato di onde di pressione che attraversano il cuore ardente di una stella.

Nel 1920 per determinare il diametro angolare furono utilizzati modelli di interferenza tra le onde luminose. Da allora sono stati diversi i tentativi per determinare la distanza e la sua circonferenza, e diminuzioni della sua luminosità hanno indotto gli astronomi a pensare che questa stella supergigante fosse prossima all’esplosione.

Gli astronomi però oggi in base ai nuovi risultati hanno delineato meglio le caratteristiche vitali di Betelgeuse.

 

Si ritiene che gli abbassamenti di luminosità siano dovuti a nuvole di polvere.

 

Utilizzando le informazioni raccolte con il Solar Mass Ejection Imager spaziale prima del recente calo di luminosità, il team di ricerca ha sviluppato modelli dell’attività della stella per avere un’idea migliore di quanto fosse davvero vicino al ritiro.

Al momento sta bruciando elio nel suo nucleo, il che significa che non sta per esplodere

ha detto l’astrofisica dell’ Australian National University Meridith Joyce che ha guidato lo studio.

 

Prima che esploda potremmo dover aspettare ancora circa 100.000 anni.

 

 

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