Intervista a Jason Blum, produttore di successi come Get Out e La notte del giudizio, che stavolta si è alleato con Amazon: Welcome to the Blumhouse è una selezione di quattro film tutti disponibili su Prime Video dal 13 ottobre. Black Box, The Lie, Nocturne ed Evil Eye: ne abbiamo parlato con l’illuminato capo della Blumhouse Productions.
In periodi di crisi o difficili un film horror può essere, paradossalmente, la scelta migliore: il nostro mondo sembra andare in pezzi, ma non sarà mai tremendo come quello che succede sullo schermo. In qualche modo queste pellicole sembrano dirci: per te c’è ancora speranza. Lo pensa anche Jason Blum, che della produzione horror a basso budget (e grande rendimento) ha fatto la sua ragione di vita.
Dopo aver prodotto successi di pubblico e critica come Get Out di Jordan Peele, Whiplash di Damien Chazelle e BlacKkKlansman di Spike Lee, il capo della Blumhouse Productions si è alleato con Amazon realizzando la serie Welcome to the Blumhouse. Quattro film, Black Box, The Lie, Nocturne ed Evil Eye, diretti da altrettanti registi, tutti disponibili su Amazon Prime Video dal 13 ottobre (i primi due lo sono già dal 6 ottobre).
Black Box e The Lie sono già su Amazon Prime Video dal 6 ottobre
Più thriller psicologici che veri e propri horror, le pellicole di Welcome to the Blumhouse rispecchiano il disagio esistenziale che stiamo vivendo: qualcosa che per Jason Blum è necessario in un film di questo tipo. Ne abbiamo parlato proprio con lui per telefono, mettendo anche alla prova la nostra “luccicanza”: se Noah Baumbach è in ascolto forse dovrebbe preoccuparsi.
La passione di Jason Blum per la mente umana
L’ipnosi ti porta in un altro luogo. Credo sia un concetto davvero spaventoso: l’idea che esista un mondo nel tuo subconscio a cui non hai accesso tranne quando sei ipnotizzato.
Quando lo raggiungi è terrificante, perché è qualcosa che non possiamo controllare. È misterioso, quindi credo che, quando racconti una storia che fa paura, sia fantastico poterci giocare.
Credo che la cosa più spaventosa in assoluto sia quando ciò che ami viene minacciato: le relazioni più sacre per noi sono quelle con i nostri genitori e i nostri figli, con nostro marito e nostra moglie, con nostro fratello e nostra sorella.
Quando c’è una forza, un evento, o qualcosa che si intromette in queste relazioni è interessante osservare cosa accade: le persone sono sottoposte a un enorme bagaglio di stress e reagiscono in modo strano e imprevedibile.
È dall’inizio dei tempi che è interessante osservare le dinamiche familiari: non puoi fare a meno di pensare a cosa faresti tu se i tuoi figli commettessero un crimine. Cosa saresti disposto a fare? Cosa farei se mio figlio o mia figlia uscissero con qualcuno che odio, o di cui non mi fido? Quanto in là mi spingerei?
C’è uno show, The Vow, che parla di una setta, la protagonista è una donna che cerca di strappare la figlia a questo gruppo di persone. È un documentario, racconta una storia vera. Evil Eye racconta una storia simile. Questo tipo di storie sono molto interessanti da guardare.
Hai ragione, potrebbe essere tutta colpa di Noah! Comunque è incredibile: mi sono preso una pausa proprio prima di parlare con te e ho appena ricevuto una sua email in cui mi ha raccontato una storia divertente.
Non lo sentivo da mesi: è davvero strano che tu lo abbia nominato! È una cosa quasi paranormale.
Per Jason Blum niente è più importante dell’originalità e di far sentire a disagio il pubblico
No, non ho poteri psichici. Se c’è uno che li ha è Jordan Peele che ha fatto Get Out, o James DeMonaco, regista di La notte del giudizio.
Sono bravo a riconoscere persone con poteri paranormali, o semplicemente che hanno un immenso talento creativo.
Uno dei modi in cui riesco a farlo, e si vede anche nella serie Welcome to the Blumhouse, è che, dovendo mantenere un budget basso, posso rischiare producendo storie che non sono mai state raccontate prima.
Abbiamo più possibilità di puntare su storie originali. Proprio come Get Out e La notte del giudizio, le storie di Welcome to the Blumhouse sono originali: magari possono non piacere, ma non sono state mai viste prima.
Sono orgoglioso di questo: magari non tutto quello che facciamo è così, ma mi sbilancio nel dire che la maggior parte è nuovo e diverso.
Esatto! Con più soldi arrivano più pareri e meno rischi: quando si investono grandi capitali vuoi essere sicuro di riavere i tuoi soldi.
Il modo più sicuro per farlo è ripetere cose che sono state già fatte: questo film e questa serie hanno funzionato, copiamoli.
Quando invece puoi contare su meno soldi, hai la possibilità di fare l’opposto: anche quando abbiamo scelto i film di Welcome to the Blumhouse la prima cosa che ci siamo chiesti è stata quali amavamo di più. Sono inquietanti? Ci fanno sentire a disagio? E poi ci domandiamo se abbiamo già visto qualcosa di simile. Se la risposta è sì non li produciamo.
Con grandi budget è tutto il contrario: se una cosa è stata già vista, magari anche in varie versioni, e sono andate tutte bene, allora se ne fa un’ennesima copia. Per noi il punto di vista invece è completamente ribaltato. Ed è fantastico.
Credo perché per loro il fatto di mettere a disagio lo spettatore voglia dire non essere commerciali.
Io la vedo in modo completamente diverso: secondo me il pubblico ama essere disturbato. Lo spinge a farsi delle domande a chiedersi se, in quelle situazioni, anche lui si comporterebbe in quel modo.
Generalmente si crede che un film sia commerciale quando fa sentire bene le persone: non è quello che faccio io. A me piace turbare le persone.