La recensione del settimo episodio di The Boys 2, che mantiene il ritmo e si concede qualche twist per aprire le strade del finale di una stagione imperfetta.
Questa recensione del settimo episodio di The Boys 2 prende piede dalla precedente, in cui ho descritto la sesta puntata come la migliore della stagione, al netto di più di qualche pesante criticità. Chiaramente, la fetta di The Boys di questa settimana eredita quel miglioramento di ritmo e avvia il climax per quello che sarà un finale sicuramente di puro massacro.
Prima di iniziare, vi ricordo che in questa recensione non si andrà full spoiler sulla puntata in questione, ma su tutto quello che viene prima sì, quindi siate avvertiti. Nel caso siate interessati al resto, trovate il link ai pezzi precedenti qui sotto.
Facciamo sempre un bel recap prima di partire, dove eravamo rimasti?
Nell’episodio precedente, i The Boys incappano in un ospedale psichiatrico gestito da Vought, rivelatosi una gigantesca operazione di copertura per la creazione di nuovi Super (da adulti) attraverso l’utilizzo di Compound V stabilizzato. Stormfront è a capo del progetto, e si scopre – con una spiegazione da cattivone che con altri elementi purtroppo banalizza pesantemente il personaggio – che l’obiettivo è sempre stato quello di creare un vero e proprio esercito, come prevedibile dall’inizio della stagione.
Non solo, Stormfront, e questo è stato un bel colpo di scena, è la vedova di Frederick Vought, immune all’invecchiamento, AKA la prima Super mai creata, e la vecchia che vedevamo in foto con lei fin dal quinto episodio è in verità la figlia. Sorpresa, sorpresa.
Come se non bastasse, Lamplighter, che prima conoscevamo solo come l’assassino dei figli di Mallory, finalmente si palesa, aiuta i The Boys, tradisce Vought, arrostisce qualcuno e fa da figura speculare a Frenchie per permettergli di superare il senso di colpa per le azioni passate (contestualizzate da diversi flashback). Frenchie/Lamplighter perpetuava la linea melodrammatica di The Boys 2, che detta così sembra quasi la linea comica di Occhi del cuore in Boris, non che siano così distanti come ruolo nello script.
Non pensate di schivare la cosa in questo ultimo passo prima della conclusione, e stavolta l’attenzione di quel determinato tipo di toni è (di nuovo) tutta su Butcher, cosa che apre esplicitamente ad un dramma familiare (quello relativo ai genitori e al fratello, che serve in primis a costruire l’insistente parallelo con Homelander), sul dramma familiare (quello della moglie e del ragazzino). Aiuto.
Posso dire con tranquillità che Butcher è il personaggio che esce più massacrato a livello di mordente da questa tornata di episodi, svilito come è stato da tempi sbagliati e parentesi di caratterizzazione a volte ridondanti.
La puntata riesce benissimo ad intrattenere
Detto questo nella recensione del settimo episodio di The Boys 2, è vero pure che la puntata in realtà riesce benissimo ad intrattenere, recupera (grazie a Dio) il ritmo esplosivo e molto meno compassato del sesto, e si chiude – letteralmente – con i botti. C’è un certo numero di situazioni che portano ad un po’ di thrilling e qualche scena più movimentata e d’azione, ma quelle svolte sono inevitabilmente spoiler, quindi glisso allegramente e mi limito a sottolineare che dovete aspettarvi frazioni folli e game over improvvisi e inaspettati per qualche personaggio, in un insieme talmente matto da essere totalmente straniante (qui in senso buono).
La direzione potrebbe a tratti non essere quella che vi aspettavate, e specie in un determinato passaggio la serie riesce finalmente a fare leva sulla sua vena patetica per tornare a stimolare il grottesco, vera anima della serie fin dalla prima stagione. Vorrei potervi dire di più, ma non voglio andare a finire nello spoiler: davvero in ogni caso non mancano diversi momenti memorabili nell’episodio, vedere per credere.
C’è anche da sottolineare, in questa recensione del settimo episodio di The Boys 2, che il racconto è sempre troppo poco raccordato, e la cosa si fa sentire da una parte in frammenti della narrazione quasi verticali (Becca con Butcher nella quarta puntata o qui Butcher con la sua famiglia), che rendono ovviamente meno compatta la stagione, e dall’altra in qualche forzatura logica per palleggiare i protagonisti da una parte all’altra.
Un altro punto da sottolineare qui è che, caso rarissimo nella serie, Homelander è praticamente secondario. Insieme alla Stormfront di Aya Cash, il personaggio sadico del magnetico Antony Starr compare in qualcosa come una manciata di scene (ricollegandosi a Becca), cosa che non è necessariamente un problema, visto che l’episodio rimane nonostante questo molto denso.
In merito a Stormfront, archiviata la banalizzazione del piano malefico e della sottomissione ad Homelander della sesta puntata
In merito a Stormfront, archiviata la banalizzazione del piano malefico e della sottomissione ad Homelander della sesta puntata, lo script riprende il background sociale del personaggio e spara su schermo nei primi minuti il succo del discorso portato avanti dall’allegoria della supereroina. C’è da chiedersi però se con un lavoro così di fino nel corso della prima parte della stagione, c’era davvero il bisogno di inserire una sequenza d’apertura didascalica per evidenziare i temi racchiusi in Stormfront e i relativi paralleli con il contemporaneo, già evidenti in partenza: per uno spettatore non può che risultare ridondante.
Per ultimo in questa recensione del settimo episodio di The Boys 2, le aspettative per il finale. Questa puntata come già detto si conclude nella maniera più clamorosa possibile, con un mega cliffhanger di delirio macabro che apre chiaramente la strada per un massacro senza fine nelle ultime battute della stagione. Arrivati alla vetta massima del climax, non c’è altra possibilità se non lo scontro frontale, e ho come l’impressione che non sarò deluso.