L’India sfida Google Play Store e lavora ad un’alternativa per “svincolarsi” dal dominio tech di Google.
Tutto è cominciato due settimane fa, quando la principale app indiana per servizi finanziari, Paytm, è stata espulsa dal Play Store.
Sebbene l’espulsione sia durata poco poiché Google ha ripristinato il servizio dopo alcune ore, questa si è rivelata la cosiddetta “goccia che fa traboccare il vaso” capace cioè di innescare un certo malumore fra l’utenza e gli addetti ai lavori del paese asiatico, stanchi – a loro modo di vedere – di essere dipendenti dal Play Store per qualsiasi app.
Un malumore che si è trasformato in una vera e propria presa di coscienza da parte di un consorzio di startup tech indiane le quali stanno studiano insieme un modo per lanciare un’alternativa al Play Store.
Apple e Google sono una sorta di duopolio in quasi tutti i mercati internazionali per quanto riguarda la distribuzione di app. Tuttavia in India – con il fatto che la maggior parte degli smartphone venduti sono Android – è bigG ad avere il controllo quasi totale.
Al momento, in India esiste già un sistema operativo mobile chiamato Indus OS con tanto di store per le applicazioni locali. Indus o meno, però, in molti nutrono perplessità sul fatto che un app store separato andrebbe a sollevare un bel po’ di problemi per quanto riguarda sicurezza dei dati, privacy, trasparenza e anche un eventuale spionaggio da parte del governo.
Nel frattempo, Google ha deciso di rendere più semplice l’utilizzo di app store alternativi, a partire da Android 12, il che dovrebbe in qualche modo facilitare il progetto alle startup indiane che stanno lavorando al loro piano di “indipendenza”.