Lo smartworking svuota bar e ristoranti ma fa crescere il traffico sui siti porno dei computer aziendali. A dirlo una nuova ricerca condotta da Netskope, società di sicurezza informatica.

Secondo la ricerca, i dipendenti che visitano i siti per adulti sui loro computer portatili di lavoro sono cresciuti del 600% fino a fine giugno. Ma nonostante ciò, la soluzione – secondo Netskope – non è quella di bloccare i siti porno, ma di insegnare ai dipendenti a navigare in sicurezza.

Tra l’altro, molti siti per adulti hanno meno problemi di sicurezza rispetto, magari, a contenuti web all’apparenza più sicuri come i blog amatoriali. A riprova di ciò, secondo Netskope molti siti web non oscurati dalle aziende – perché ritenuti innocui – sono in realtà altamente pericolosi per il navigatore.

Questo perché ci sono moltissimi malintenzionati che si annidano dietro siti web personali o blog, il cui traffico è tra l’altro raddoppiato durante la pandemia (e quindi anche la loro pericolosità).

Secondo Netskope, invece di vietare l’uso dei siti web (come quelli porno), avrebbe maggior efficacia dialogare con i dipendenti e far capire loro cosa devono visitare e cosa no. Insomma, meglio il coaching del blocco. E questo non significa che siano per forza i siti a luci rosse quelli da mettere nella blacklist.

Inoltre con la crescita dello smart working per via del lockdown e dei cambiamenti alla vita lavorativa causa Coronavirus, ora i dipendenti sono costretti ad utilizzare il computer sia per impegni lavorativi che familiari in modo diverso rispetto all’era pre-Covid, quando esisteva una separazione molto più netta tra i due ambiti.