Scorie radioattive potrebbero venire presto raffinate in batterie ai nano-diamanti, garantendo al mondo delle pile che non si esauriranno virtualmente mai.

A rendere noto il progetto è l’azienda californiana NDB, la quale, alla forsennata ricerca di investitori, si impone di mettere in circolazione i primi generatori radioattivi nell’arco di soli due anni, nonché ambisce a creare entro il 2040 un mondo in cui i carburanti fossili saranno inutili.

Nella loro essenza, le batterie di NDB sono composte da grafite compattata con tanta energia da trasformarsi in diamante. I diamanti artificiali sono comunemente utilizzati nel ramo della gioielleria e in alcuni peculiari riti funebri, ma quelli creati nei laboratori NDB hanno una particolarità che li rende unici: sono radioattivi.

La materia prima utilizzata nel processo viene infatti recuperata dalle superfici interne dei reattori nucleari. La grafite, esposta alle radiazioni del nocciolo, si carica di radioattività fino a divenire radiocarbonio, un materiale che nel decadere emette costantemente elettroni ad azoto.

I nano-diamanti vengono quindi disposti su un supercondensatore miniaturizzato capace di accumulare grandi quantità di elettricità e vengono isolati da una guaina isolante di diamanti ricavati da normali isotopi di carbonio, così da evitare ogni forma di perdita radioattiva.

 

 

Le stime di NDB sulla durata delle batterie sono attualmente molto ambigue e altalenano a seconda del formato dai nove ai 28.000 anni di carica elettrica. Una volta esaurite, queste tornano a essere dei comuni blocchi di grafite e possono essere smaltite senza alcun rischio.

Con il suo prodotto, l’azienda californiana mira a insediarsi in ogni ramo della nostra vita: dall’automotive alla telefonia, dalla tecnologia aerospaziale a quella ospedaliera.

Il primo prototipo commerciale delle batterie radioattive a bassa potenza ai nano-diamanti dovrebbe raggiungere i mercati in meno di due anni, mentre l’omologo ad alta potenza richiederà tempistiche maggiori, tempistiche che comunque sono calcolate sui cinque anni.

Nel suo proporsi agli azionisti, NDB ammicca non poco ai ricchi finanziatori arabi, i quali, oltre a vantare ingenti risorse, stanno iniziando a fare i conti con il fatto che i pozzi petroliferi sono sulla strada del prosciugamento e cercano nuove vie in cui incanalare i propri interessi economici.

 

 

 

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