Emissioni di CO2: il legame con i grandi terremoti in Italia

Emissioni di CO2

I grandi terremoti in Italia potrebbero essere collegati alle emissioni profonde di CO2: uno studio sul terremoto a L’Aquila del 2009 evidenzia questa relazione.

Una indagine geochimica decennale ha rilevato per la prima volta una relazione esistente tra terremoti e le emissioni di CO2, anidride carbonica, presente in profondità. La CO2 esce lungo linee di faglia attraverso le sorgenti e gli sfiati, la sua presenza sottoterra potrebbe essere un elemento da utilizzare nelle previsioni dei terremoti.

Subito dopo il terremoto nella città dell’Aquila nell’aprile del 2009 un team dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia ha iniziato a misurare l’anidride carbonica che ribolliva nelle sorgenti vicine con la speranza di trovare elementi importanti.

Dal 2009 al 2018 i ricercatori hanno campionato le sorgenti, 36 per la precisione, attorno alla città dell’Aquila confrontando la quantità di CO2 disciolta rispetto alle registrazioni dell’attività sismica.

I ricercatori hanno mostrato come il processo di fuga della CO2 si allinea con l’attività sismica.

 

Quando le placche tettoniche sotto la catena montuosa dell’Appennino si scontrano le rocce ricche di carbonio di cui sono composte si riscaldano e si sciolgono rilasciando la CO2 immagazzinata al suo interno: così inizia la fuga verso l’esterno dell’anidride carbonica.

Il gas si accumula costantemente e si scioglie nei bacini sotterranei delle acque a circa 10-15 chilometri sotto terra.

Le emissioni hanno raggiunto il picco durante i principali terremoti e periodi di intensa attività sismica per poi diminuire quando l’energia di un terremoto e le sue scosse di assestamento sono diminuite.

Ancora non è possibile associare l’espulsione della CO2 alla causa dei terremoti o se questo fosse una conseguenza dei primi tremori ma sicuramente come pensano i ricercatori la CO2 sale continuamente da grandi profondità indebolendo le fratture della crosta man mano che la pressione aumenta.

 

Attraverso il monitoraggio dei livelli di CO2 rilasciati nelle falde sotterranee sarà possibile capire la relazione con la sismicità del territorio.

 

È già in programma l’installazione di un sistema di misurazione per verificare se l’aumento dell’anidride carbonica è un segnale dell’attività sismica.

Lo studio delle acque sotterranee in aree tettonicamente attive sarebbe un potente strumento per stimare meglio il bilancio globale delle emissioni di anidride carbonica tettonica nell’atmosfera

hanno detto gli autori.

 

Lo studio è stato pubblicato su Science Advances.

 

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