Pathfinder: Kingmaker, l’Adventure Path più amata del GdR arriva su console

L’uscita di Pathfinder: Kingmaker Definitive Edition ha ridestato l’interesse nei confronti di Pathfinder. Scopriamo insieme perché l’Adventure Path di Kingmaker è stato scelto come scenario del titolo.

La recente release di Pathfinder: Kingmaker Definitive Edition, che ha fatto seguito all’annuncio del nuovo capitolo in lavorazione che fungerà direttamente da sequel dell’avventura firmata Owlcat, ha fatto rinascere la curiosità nei confronti del gioco di ruolo cartaceo. Da un lato per chi da accanito giocatore della versione originale si è lasciato colpire dall’interesse per una controparte digitale, che semplifica e meccanicizza tantissime dinamiche, dall’altro lato arrivando a incuriosire chi invece, vergine dell’esperienza cartacea, cerca da sempre un modo per avvicinarsi a tutti i prodotti di matrice legata a Dungeons & Dragons.

Abbiamo deciso di compiere questo tuffo all’interno di Kingmaker e di Pathfinder per andare a scoprire, più a fondo, di cosa si tratta e per quale motivo Owlcat ha deciso di affidarsi a questo capitolo dell’immensa letteratura a disposizione per il gioco di ruolo in questione, raccontandovi anche quali sono le caratteristiche che rendono Kingmaker affascinante più di tante altre avventure.

 

 

 

 

L’Adventure Path più innovativo

Ci troviamo dinanzi a una delle Adventure Path più amate dai giocatori, al pari di Wrath of the Righteous, il prossimo progetto già annunciato da parte di Owlcat. Il team di sviluppo, d’altronde, sa come districarsi all’interno dell’intreccio creato da Pathfinder e dopo il successo ottenuto con Kingmaker non poteva non rivolgersi a un altro grande capitolo del gioco di ruolo.

Basti pensare che Wrath of the Righteous, a dimostrazione dell’affetto che i giocatori rivolgono all’Adventure Path in questione, ha già superato i due milioni di dollari di raccolta con il crowdfunding di Kickstarter, su una richiesta di appena – è il caso di dirlo – 300 mila dollari.

I sostenitori sono stati poco più di 35.000, un numero decisamente esiguo, per una media di 57 euro a persona, che dovrebbe portare il titolo a essere prossimo alla release già per l’estate dell’anno prossimo.

 

 

Chiusa questa parentesi, dicevamo per l’appunto delle Adventure Path più apprezzate dai giocatori: stiamo parlando di storie già impostate, che Paizo vende in una struttura preventivamente composta, senza costringere, così, un master a inventarsi una qualsivoglia storia, ma semplicemente applicando quelle che sono le dinamiche indicate.

L’Adventure Path diventa così una campagna già pronta, per la quale il master ha già gran parte del proprio manuale pronto e deve limitarsi a guidare i giocatori in quell’avventura che li terrà impegnati per svariate ore, per una durata sommaria di sei mesi, fino alla release dell’AP successivo.

L’Adventure Path diventa così una campagna già pronta, per la quale il master ha già gran parte del proprio manuale a propria disposizione.

Pathfinder: Kingmaker dal suo lato risulta così tanto apprezzata grazie ad alcune delle meccaniche che contiene al suo interno: partiamo col dire che ci troviamo dinanzi a una campagna con una forte componente sandbox, che lascia quindi ampio spazio ai giocatori, e contestualmente anche al master che guida l’intera dinamica, di gestirla come meglio si crede.

Si va dalle battaglie campali fino agli eventuali intrighi a palazzo, così da ritrovarsi in una struttura che lo stesso videogioco ha provato a emulare proponendo la variante da regnante, che sopraggiunge in un secondo momento.

 

 

Una campagna sandbox

Tra battaglie da vincere, accampamenti da debellare, e predoni da sconfiggere, sarà possibile, infatti, mettersi a gestire il proprio regno e amministrare tutto il regnato.

Sebbene questa parte risulti abbastanza farraginosa nella versione videoludica, tanto essere motivo di grande rischio per il game over, è indubbio che l’aspetto sandbox rappresenti uno dei capisaldi dei motivi di interesse per Kingmaker e per tutte le sue potenzialità.

Va da sé che poterla gestire in versione digitale con grande immediatezza e anche il supporto dell’IA, che in alcune dinamiche potrà anche sostituirci interamente nella gestione del regno, rappresenta un grande passo in avanti rispetto all’edizione cartacea: quest’ultima, infatti, richiederebbe diverse ore di attività prima di potersi ritrovare dinanzi a un regno regolarmente avviato e in grado di darci soddisfazione dinanzi alla nostra landa immaginaria, soprattutto per la fase di studio e di preparazione del tutto.

 

 

 

 

Kingmaker era nato con l’annuncio da parte di Paizo di una campagna che non avrebbe avuto eguali nelle precedenti.

Kingmaker era nato con l’annuncio da parte di Paizo di una campagna che non avrebbe avuto eguali nelle precedenti: presentata come la più sperimentale e innovativa di sempre, l’Adventure Path si preoccupava anche di inserire il giocatore in un sottile gioco di diplomazia, di responsabilità economiche e militari, che andavano a confluire proprio in quella gestione del regno di cui parlavamo.

Altra peculiarità dell’edizione digitale è la possibilità di avere una simil suddivisione in capitoli che ripercorre quelli indicati nell’AP: dall’ingresso nelle Stolen Lands fino alla responsabilità di dover controllare i confini e prevenire i pericoli che nascono dalle insidie per la nazione. Fino al vestire i panni del regnante.

Un percorso che non poteva non esaltarsi anche grazie alla mano del proprio creatore, quell’Ed Greenwood che aveva già messo le mani su Forgotten Realms, l’universo immaginario per Advanced Dungeons & Dragons creato negli anni ottanta e che a oggi rappresenta una delle ambientazioni più longeve della storia dei giochi di ruolo fantasy.

Una dimostrazione di come Greenwood sia riuscito, anche per Kingmaker, a mettere in piedi una struttura più che funzionante ed effettivamente in grado di rappresentare un’innovazione importante per il percorso compiuto da Pathfinder, che adesso può giovare anche di una controparte ludica altrettanto affascinante.

 

 

Tra le aggiunte che tra l’altro Pathfinder Kingmaker porta con sé, nella versione digitale, troviamo anche l’arrivo del Kineticist, una classe che, a prescindere da quelle che sono le caratteristiche pregnanti, non fa altro che aumentare l’interesse nei confronti del videogioco, grazie all’effetto cascata che produce l’aggiunta di una classe e di un personaggio in più.

Oltre questo, ci troviamo comunque dinanzi a un’aggiunta che ci permette di sfruttare uno stile molto particolare, ossia un combattente che ha in sé l’innato potere di usare magie e abilità sovrannaturali, contestualmente gestite con armi semplici e armature leggere.

In grado di attaccare dalla distanza con i propri poteri, possono anche sviluppare i loro talenti rendendo molto più vario l’assalto, potenziando le proprie capacità cinetiche.

 

 

Quello che adesso ci si aspetta dal nuovo sviluppo, che riguarderà il già finanziato Wrath of the Righteous, sarà un lavoro di fino che permetterà a Owlcat di migliorare ancora di più la struttura propostaci.

L’Adventure Path, pubblicato nell’agosto del 2013 e andato avanti fino al gennaio dell’anno successivo, ci condurrà nel Worldwound, impegnandoci contro l’esercito di Deskari, il demone delle locuste pronto a fare proprio l’intero mondo.

 

 

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