Diciotto delfini sono morti spiaggiandosi alle Mauritius

Diciotto delfini si sono arenati oggi sulle spiagge delle Mauritius, a poca distanza da dove si era recentemente spezzata la petroliera MV Wakashio.

Nonostante i due episodi siano vicini sia sul piano geografico che su quello temporale, il Ministro della pesca Sudheer Maudhoo ha assicurato che la morte dei cetacei non sia collegata alle quasi tremila tonnellate di petrolio che hanno contaminato le acque del luogo.

In una conferenza stampa, il diplomatico delle Mauritius ha infatti sottolineato come non vi fossero tracce di idrocarburi nel sistema respiratorio dei delfini, tuttavia l’autopsia non è stata in grado di identificarne le cause della morte.

Probabilmente hanno seguito un banco di pesci nella laguna, si sono confusi, non sono riusciti a ritrovare il modo di tornare verso il mare e hanno cercato di raggiungere il mare aperto tentando di scavalcare direttamente la barriera corallina, al posto di trovare il passaggio. Presi dal panico e dallo stress, si sono scontrati con i coralli, si sono stancati e sono morti,

ha suggeritoOwen Griffiths della Mauritius Marine Conservation Society alla Agence France-Presse .

La petroliera giapponese MV Wakashio si è incagliata sulla barriera corallina dell’isola nel il 25 luglio e ha iniziato a perdere petrolio a partire dal 6 agosto, scatenando un’emergenza ambientale che ha scosso l’intera area.

L’inquinamento si è diffuso fino a mettere in pericolo tutta la fauna marina, con conseguenze che potranno riverberare per decenni, sia sul piano ecologico che su quello economico, visto che l’incidente ha grandemente limitato le possibilità turistiche delle Mauritius.

Greenpeace, non convinta dalle autopsie effettuate, chiede una maggiore trasparenza da parte del Governo locale, nonché domanda che la tragedia sia adeguatamente investigata, così da poter risalire e punire tutti i responsabili.

Nel frattempo, gli esperti del Japan International Cooperation Agency hanno avvisato che martedì il greggio ha raggiunto il terreno molle da cui crescono le foreste di mangrovie. Le piante non sembrano ancora averne subito conseguenze, ma il team sollecita un pronto intervento, così che il peggio sia evitato.

 

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