La recensione di Lucifer 5, parte 1: il diavolo interpretato da Tom Ellis si sdoppia e diventa ancora più sopra le righe. E, per fortuna, sempre più autoironico. Dal 21 agosto su Netflix.
Tranquilli, questa recensione di Lucifer 5 vi assolve da tutti i vostri peccati: la prima parte della quinta stagione, composta da 8 episodi (a cui seguirà un secondo ciclo di altrettante puntate, più una sesta e conclusiva, confermata praticamente a sorpresa) è disponibile su Netflix dal 21 agosto. E, se vi divertirete a guardarla, non c’è niente di male.
Creata da Tom Kapinos a partire dall’omonimo fumetto di Mike Carey, pubblicato da Vertigo (spin-off di Sandman di Neil Gaiman), Lucifer ha avuto una vita movimentata, come quella del suo protagonista. Arrivata su Fox nel 2016, è stata cancellata dopo le prime tre stagioni. La reazione dei fan è stata, è proprio il caso di dirlo, infernale, tanto da spingere Netflix a dare una seconda possibilità alla serie.45
Lucifer è stata creata da Tom Kapinos a partire dall’omonimo fumetto di Mike Carey pubblicato da Vertigo, spin-off di Sandman di Neil Gaiman
Nel passaggio da Fox a Netflix, Lucifer ha perso ogni freno inibitore: sempre più sopra le righe, sempre più folle, autori e attori si stanno concedendo di tutto.
Da quando è arrivata sulla piattaforma di streaming, Lucifer ha perso, se possibile, ogni freno inibitore: sempre più sopra le righe, sempre più folle, autori e attori si stanno concedendo di tutto. Ma, per fortuna, nel farlo sono estremamente consapevoli e autoironici, ricordando un’altra serie disponibile su Netflix, Dynasty. Entrambe hanno dei protagonisti diabolici; entrambe sono, alla base, delle soap; entrambe scherzano sui propri evidenti limiti; entrambe fanno cantare e ballare i personaggi e ora tutte e due possono vantarsi di aver realizzato un episodio noir in bianco e nero (quello di Lucifer è il 5×4 “It Never Ends Well for the Chicken”).
Lucifer Morningstar: quel diavolo di Tom Ellis
Come dice Gigi Proietti in Febbre da cavallo: “Modestamente, so indossare”. Mandrake sarebbe fiero del Lucifer Morningstar di Tom Ellis.
Lo spunto di Lucifer è tanto semplice quanto intrigante: Satana in persona, annoiato dai suoi doveri infernali, decide di andare sulla Terra, assumere forma umana e aprire un night club a Los Angeles. Non fa una piega. Per interpretare il Principe delle Tenebre, Padre della menzogna, o come si preferisce chiamarlo, ci voleva un attore con il giusto physique du rôle. La scelta è ricaduta sul gallese Tom Ellis: un metro e novantuno di muscoli perfettamente proporzionati, mascella ben definita, sorriso infinito e occhi scuri che sembrano effettivamente bruciare. Non sono queste le qualità decisive però: a renderlo perfetto per la parte è il contrasto tra il suo fisico imponente e i modi da dandy, l’accento british e la qualità innata di saper indossare i completi eleganti come pochi. Come dice Gigi Proietti in Febbre da cavallo: “Modestamente, so indossare”. Mandrake sarebbe fiero del Lucifer Morningstar di Tom Ellis.
Spunto interessante, protagonista perfetto, cosa potrebbe andare storto? Tutto il resto: laddove si sarebbe potuto osare con una serie tv dai temi e colori forti, perversa e affascinante allo stesso tempo, si è deciso di normalizzarla nel modo più brutale possibile. Trasformandola in un classico procedurale di bassa fascia. Accanto a Lucifer è stata quindi messa Chloe Decker (Lauren German), detective della polizia di Los Angeles, da cui il diavolo si sente irresistibilmente attratto perché è l’unica di cui non riesce a leggere i pensieri. Sì, praticamente Twilight.
Sotto la parvenza di fumetto e procedurale, Lucifer ha un cuore da soap
Costruita come una serie crime in cui la trama verticale è predominante rispetto a quella orizzontale, Lucifer ci mostra un nuovo caso a ogni episodio, in cui sostanzialmente il diavolo e il detective si punzecchiano e battibeccano come fossero Sandra e Raimondo, con lei a incarnare il rigido senso del dovere, e lui sempre così affascinante perché fa un po’ quello che gli pare. E indossa sempre un bel completo diverso. O non lo indossa, quando si vuole dare giusto quella punta di piccante a una serie che, in teoria, dovrebbe mostrare il diavolo fare i suoi comodi sulla Terra, mentre invece si mette a giocare a fare il tenete Colombo.
Lucifer 5, parte 1: al mio segnale scatenate l’Inferno
Se pensavate che il diavolo e crime fosse già un’accoppiata strana, lasciate ogni speranza voi che entrate: sotto al fumetto, sotto al fantasy, sotto al procedurale in realtà batte un cuore da soap. E, come insegna La casa di carta, niente acchiappa di più di una soap travestita da qualcos’altro. Tutti i numerosi personaggi secondari, la psicoterapeuta Linda (sì, per un po’ Lucifer è stato anche Tony Soprano), il demone Mazikeen (la bellissima Lesley-Ann Brandt), l’angelo Amenadiel Morningstar (interpretato da D. B. Woodside, ve lo ricordate nel ruolo del Preside Robin Wood in Buffy l’Ammazzavampiri?), fratello di Lucifer, servono infatti a creare relazioni più o meno amorose, drammi e gelosie come nemmeno negli ascensori di Grey’s Anatomy.
Con questa prima parte della quinta stagione gli stessi autori sembrano aver preso definitivamente consapevolezza dei limiti della loro creatura e, con intelligenza e autoironia, hanno deciso di elevarli all’ennesima potenza, prendendosi volutamente in giro da soli. Lo dichiara apertamente l’episodio numero tre, “¡Diablo!”, in cui Lucifer e Chloe si rivedono nei protagonisti di una pessima serie tv, che prende spunto proprio dalla loro storia. O l’arrivo di Michael, ovvero l’Arcangelo Michele, fratello di Amenadiel e del protagonista, interpretato, guarda caso, sempre da Tom Ellis. Perché limitarsi a un Tom Ellis, quando se ne possono avere due?
L’attore in questa quinta stagione si trova quindi a interpretare tre personaggi: il solito, vecchio Lucifer di quartiere; Michael, che si distingue per l’accento americano, la postura un po’ ingobbita e i maglioncini a collo alto, e infine Michael che si finge Lucifer, ovvero Tom Ellis che fa la parodia del personaggio. Una trovata talmente kitsch (e anche un po’ cringe, come dicono i giovani oggi), da diventare simpatica.
Quindi sì: Lucifer è un baraccone nonsense, popolato da personaggi che servono semplicemente a fare da contorno al carismatico protagonista, con punte trash degne della migliore soap sudamericana. Ma non importa: si lascia comunque guardare spensieratamente. Sarà questo il vero trucco del diavolo? Nel dubbio, continuiamo a guardare con gusto Tom Ellis che sfila.