Gli USA progettano un internet quantistica “virtualmente inviolabile”

griglia di luci rosse

Gli ufficiali statunitensi hanno deciso di affidarsi alle meccaniche quantistiche per dare vita a una nuova internet immune agli hacker.

Giovedì 23 luglio la notizia è stata ufficializzata in occasione di una presentazione del Dipartimento dell’Energia (DOE) americano. Il comunicato diffuso agli astanti ha riportato l’intenzione USA di far leva su meccaniche quantistiche per sviluppare una Rete nazionale utile a trasmettere informazioni in maniera sicura e inattaccabile.

Stando alle stime, il progetto figlio degli esperimenti quantistici sviluppati da DOE in collaborazione con l’Università di Chicago dovrebbe essere in grado di partorire un primo prototipo entro il 2030.

DOE declama di avere ormai tutti i mezzi per sviluppare un internet basato sull’intreccio quantistico, ovvero di esser fiducioso nelle sue possibilità di creare un network nel quale i dati vengano spostati attraverso la trasmissione di particelle subatomiche quasi impossibili da intercettare.

Una delle caratteristiche della trasmissione quantistica è che sia esageratamente difficile origliare le informazioni che passano da un luogo all’altro. […] Gli scienziati progettano di usare questo tratto distintivo per creare network virtualmente inattaccabili,

recita il comunicato DOE.

Gli ufficiali coinvolti sottolineano che questa nuova tecnologia sarebbe perfetta per proteggere banche e ospedali, ma non nasconde neppure che l’internet quantistico funzionerebbe al pari di un moderno ARPANET, garantendo contatti protetti al Dipartimento della Difesa.

Finanziato – per ora – da fondi governativi, il progetto sarà prossimamente messo in cantiere in ben 17 laboratori nazionali, ognuno dei quali dovrà occuparsi delle diverse criticità che ancora ostacolo la riuscita dell’impresa.

Le fondamenta dei network quantistici poggiano sulla nostra abilità nel sintetizzare e manipolare con precisione su scala atomica la materia, incluso il controllo dei singoli fotoni,

ha dichiarato David Awschalom, professore presso l’Universitá di Chicago e scienziato senior presso l’Argonne National Laboratory gestito da DOE.

 

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