Il TAR di Catania dà torto alla fronda dei sindaci anti 5G. I giudici hanno bloccato l’ordinanza del sindaco di Messina che impediva agli operatori di installare i nuovi impianti per le telecomunicazioni.
Alla base dell’ordinanza anti 5G di Messina ci sarebbe stata una erronea interpretazione dei poteri del Comune, spiegano i giudici del TAR di Catania. A fare chiarezza sulla questione è arrivato anche il recente decreto legge 16 luglio 2020 n.76.
Certo, ai sindaci è data la possibilità di « adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti», ad esempio per minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici, ma questo a patto di individuare in modo specifico i siti sensibili da proteggere. In altre parole, i sindaci non hanno l’autorità per vietare gli impianti all’interno di «aree generalizzate del territorio », come invece pretendeva di fare la giunta comunale di Messina.
Peraltro, continua l’argomentazione dei giudici, nemmeno la valutazione dei rischi sanitari spetta ai sindaci, ma è compito dell’Arpa, unico organo « deputato al rilascio del parere prima dell’attivazione della struttura e al monitoraggio del rispetto dei limiti prestabiliti normativamente dallo Stato».
Il Tar si era espresso su richiesta di Vodafone, mentre tutt’ora sono in attesa di riscontro altri ricorsi presentati da Fastweb e WindTre. La questione è sempre la stessa: l’ingerenza dei sindaci anti 5G in barba, ora possiamo dirlo, alle loro effettive competenze.
Il problema non riguarda solo Messina, sono oltre 500 i comuni che avrebbero aderito alla campagna Alleanza Italiana per lo Stop al 5G. Tra questi, anche quello di Reggio Calabria, altro comune ad aver adottato un’ordinanza che dispone il blocco delle antenne 5G. Stessa storia a Vicenza, Udine, Grosseto e Siracusa.
Sull’argomento:
- 5G, il Tar richiama all’ordine il Comune di Messina: “No a divieti, antenne vanno installate” (corrierecomunicazioni.it)